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Indagine sulla separazione delle aree contrattuali

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L’indagine sulla separazione delle aree contrattuali docente-non docente e sul confronto docenti-istituzioni, ha preso in esame un campione di 400 insegnanti, operanti sul territorio nazionale e rappresentativo dell’universo indagato, sulla base dei parametri forniti dall’Istat.
Sono stati intervistati insegnanti di ruolo (86%) e precari (14%); di sesso maschile (21%) e femminile (79%) e d’età compresa tra 25 e 64 anni, con maggioranza (73%) tra 41 e 60 anni.
Le scuole considerate sono: materna (14%), elementare (31%), media inferiore (23%), media superiore (32%).
In base alle risposte acquisite, si deduce che i principali problemi degli insegnanti sono: la bassa retribuzione (46%), la scarsa considerazione di cui godono (19%), l’eccessivo carico di lavoro (11%) e l’inadeguatezza delle strutture (11%).

Il 10% lamenta le poche possibilità d’aggiornamento e il 9% giudica l’aspetto burocratico e formale prevalente alla docenza.

Circa la metà del campione intervistato (48%) non ha mai sentito parlare della proposta di separare l’area docente da quella non docente.
Grande è la disinformazione anche tra quelli che la conoscono. Ben il 69% degli intervistati non sa che la separazione delle aree, accolta con convinzione dal Ministro Moratti, almeno a parole, è "caratterizzante" la piattaforma contrattuale Gilda.
Questi dati rivelano (a nostro giudizio, Ndr) notevole distrazione, se non addirittura indifferenza, ai temi sindacali. Interessante sarebbe conoscere quanti degli insegnanti che non "sanno" sono iscritti ai vari sindacati.

Il 7% assegna il progetto di separazione allo Snals. Solo il 15% indica la risposta corretta.
Nonostante l’ignoranza sulla proposta Gilda, ben il 60% degli intervistati condivide la separazione delle aree contrattuali docente e non docente, mentre il 17% è contrario. Non risponde il 20% e resta indifferente il 3%.  

Le ragioni della separazione delle aree sono da ricondursi, per il 72%, al fatto che, insegnanti da un lato e personale amministrativo, tecnico, ausiliario (bidelli) dall’altro, rappresentano figure giuridicamente molto differenti e con competenze diverse (20%).

In queste motivazioni rientrano, ma solo marginalmente, l’aspetto economico (4%), l’aumento di potere contrattuale (1%) e l’aumento d’autonomia (3%).  

Da rilevare che il 48% degli insegnanti che si oppongono alla separazione delle aree, teme che ciò indebolisca la categoria, riducendone la compattezza. Il 22% non la condivide perché convinto che non ci siano reali differenze all’interno del comparto scuola.

Per quanto riguarda la riforma degli organi collegiali, la Gilda progetta di assegnare la presidenza del collegio dei docenti ad un insegnante, invece che al dirigente.
Ebbene, mentre la maggioranza relativa (45%) risponde di condividere tale proposta, il 55% è diviso tra: non condivide (38%), è indifferente (9%), non risponde (8%).

In fatto di carriera, però, gli insegnanti mostrano d’avere idee più chiare.
Ben l’80% si dichiara favorevole all’introduzione di nuovi criteri, diversi da quelli attuali, per consentire gli avanzamenti. Solo il 13% pensa che bisognerebbe lasciare le cose come sono, mentre il 7% non risponde.

La progressione della carriera dovrebbe avvenire valutando il lavoro svolto in classe (60%), ovvero per l’anzianità (46%), per i titoli culturali posseduti (38%), per i concorsi interni (10%), infine per l’aggiornamento (4%). Agli intervistati era consentito dare più risposte.

Per quanto riguarda l’operato del sindacato d’appartenenza, il 47% lo giudica molto o abbastanza efficace, mentre il 49% lo ritiene poco o per niente efficace. Infine, il 4% non sa rispondere.

In particolare, l’operato della Gilda è considerato molto o abbastanza efficace dal 28% degli insegnanti, poco o niente efficace dal 33%, non sa o non conosce dal 39%.

In conclusione, secondo la Swg, dall’indagine emerge "la vigorosa volontà, da parte dei docenti, di non vedere svilita la loro funzione a quella di meri esecutori, all’interno di una scuola che, protesa in una logica aziendale, rischia di ridurre gli spazi della creatività, dell’impronta personale, dell’aggiornamento come motore di innovazione e sviluppo".