Il Sole 24 ore scrive che confrontando in un post i punteggi che gli studenti hanno totalizzato Stato per Stato con i test di valutazione Act (American College testing) con la mappa della diffusione di Internet, risulta che la connessione veloce sviluppa l’intelligenza dei ragazzi.
Gli Stati meglio serviti (Virginia, Delaware, Massachusetts, Rhode Island,Washington) vantano anche i punteggi più alti nel ranking. E viceversa, nei cinque Stati dove la navigazione è più lenta (Alaska, Montana, Kentucky, Arkansas,West Virginia) la media delle performance si colloca nella parte bassa della classifica nazionale. Con qualche distinguo: per esempio, nei ben connessi Michigan, North Dakota e Utah le prestazioni degli studenti finiscono comunque in coda. Il blogger ci tiene particolarmente a precisare che la conclusione non è che l’accesso privilegiato a Internet trasforma in genio chi non lo è in uno o più colpi di click magico. O che migliorando il servizio migliora anche l’IQ di chi lo utilizza.
L’intelligenza non si compra, chiarisce Shelly Palmer nel suo post. L’intenzione è, piuttosto, mostrare come un ambiente più ricco come connessione è anche più ricco di opportunità di conoscenza e apprendimento.
E in Italia? Secondo l’Istat, il 59,7 per cento delle famiglie accede alla rete da casa utilizzando una connessione a banda larga. Siamo balzati dal 14,4 per cento del 2006 al 59,7 per cento del 2013. Però, si legge nel rapporto, “la disponibilità nelle famiglie di una connessione a banda larga presenta una sensibile variabilità territoriale”. Eccola: nelle regioni del Centro-Nord il 62,4 per cento delle famiglie dispone di una connessione veloce. Le più munite sono quelle della Provincia autonoma di Bolzano (68,2%), del Veneto (65,6%), dell’Emilia-Romagna (64,2%) e della Lombardia (64%. Nelle Mezzogiorno invece la quota di famiglie che accede alla rete mediante banda larga scende al 53,9 per cento, con Molise (49,9%, Calabria (51,1%) e Sicilia (51,5%) in situazione di maggior svantaggio.
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