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Iscrizioni alunni a picco, 120mila in meno in un anno: subito migliaia di docenti soprannumeri e trasferimenti bloccati

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Il tasso di denatalità continua a farsi sentire sulle iscrizioni a scuola: il ministero dell’Istruzione ha comunicato ai sindacati che l’anno prossimo si perderanno rispetto all’attuale oltre 120mila alunni. Rispetto agli ultimi anni, il calo di iscritti è in aumento: se un lustro fa si perdevano meno di 50mila alunni l’anno, nell’ultimo biennio il calo si è attestato attorno ai 70-75mila iscritti. Complessivamente, conferma La Repubblica, da quasi 8 milioni di iscritti siamo passati a meno di 7 milioni e 300mila.

E in futuro si scenderà ancora, se pensiamo che nel 2020 i nuovi nati sono stati404.892, ovvero 15mila in meno rispetto al 2019. E con la crisi pandemica, con le difficoltà economiche e lavorative diventate ancora più gravose, è probabile che i numeri si ridurranno ulteriormente.

Ad oggi, gli effetti sulla scuola sono limitati: anche per il prossimo anno scolastico, infatti, gli organici saranno immutati. Considerando che i parametri di formazione delle classi rimangono uguali, confermando i “tetti” innalzati per gli effetti della Legge 133/08, questo significa che si faranno meno classi e avremo più insegnanti a disposizione.

Per qualche migliaio di docenti, quindi, la riduzione di iscritti si tramuterà nella perdita di titolarità della cattedra: perderanno non il posto di lavoro, ma dovranno presentare domanda di trasferimento.

Anche molte domande di trasferimento, anche annuali (utilizzazioni e assegnazioni provvisorie), sono destinate a non avere un buon esito: una parte delle cattedre libere, infatti, saranno assegnate con priorità ai docenti finiti in sovrannumero.

Sul lungo periodo la riduzione di alunni dovrebbe avere effetti anche sul reclutamento. Sul breve, invece, gli effetti non saranno visibili, se non in alcune classi di concorso: con i prossimi pensionamenti, infatti, saranno oltre 80mila le cattedre vacanti.

La regola non vale però per tutti: proprio sul sostegno, infatti, le iscrizioni sono in aumento e quindi anche le nomine, destinate a toccare quota 200mila. Peccato che la metà siano in deroga.

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