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Istruzione in Asia: prospettive terrificanti, in 5 milioni fuori dalla scuola

In Asia nei prossimi anni non solo la vita umana e la dignità potrebbero essere a rischio, ma anche l’istruzione e la cultura potrebbero soccombere sotto la minaccia della povertà: nei 14 paesi più poveri e meno sviluppati al mondo, dislocati tra Asia e Pacifico, nei prossimi dieci anni se la crisi economica e sociale in atto dovesse infatti perdurare ben 5 milioni di ragazzi dovranno lasciare la scuola. E’ quanto contiene il rapporto Undp presentato il 1 luglio a Nuova Dehli dal Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite: dal rapporto risulta anche che se dovesse avere seguito l’attuale l’immobilismo internazionale nella stessa zona asiatica nel prossimo decennio sono detinati a morire 2 milioni di bambini e altri 40 milioni di persone rimarranno senza acqua potabile.
Il documento Undp spiega che sono 14 i paesi a rischio (Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Kiribati, Laos, Maldive, Myanmar, Nepal, Samoa, Isole Solomon, Timor Est, Tuvalu e Vanuatu) ed è stato presentato a pochi giorni dal G8 di Scozia appositamente per richiamare l’attenzione su delle prospettive di vita e sociali terrificanti. Dice Paranjoy Guha Thakurta, uno dei consulenti del documento: “L’obiettivo è attirare l’attenzione della comunità internazionale verso questi paesi, tra i meno sviluppati e tra i più ignorati. Non sto dicendo: ignorate l’Africa. Dico piuttosto: non trascurate l’Asia”.
Per rendere le prospettive meno drammatiche basterebbe dare accesso più facile ai mercati internazionali. Secondo gli esperti dell’Undo non bisogna illudersi guardando l’immagine della nuova prosperità asiatica che nasce da altre nazioni asiatiche, come la Cina o l’India. “Bisogna sfatare il mito che l’Asia sia un posto in fermento solo perché si pensa ai paesi in forte crescita economica, e non a quelli che invece rimangono tra i più poveri del mondo come l’area che va dall’Afghanistan al Nepal e dal Bangladesh a Samoa”, spiega sempre Paranjoy Guha Thakurta.
Il documento presentato a Nuova Dehli suggerisce anche l’eliminazione dei dazi commerciali per i prodotti provenienti da questi paesi e di altre restrizioni commerciali. “La Cina e l’India, che insieme rappresentano il 40% della popolazione mondiale e che sono quelle in più forte sviluppo, sono la causa principale di questa percezione distorta” dice il report. “A causa di una media calcolata in modo tirannico, viene del tutto trascurata la modesta crescita dei piccoli Paesi asiatici”.
A livello d’istruzione il documento prospetta una situazione altrettanto disperata: uno casi più emblematici è il Bangladesh, dove entro il 2015 circa la metà dei cittadini tra i 15 e i 24 anni sarà destinata a rimanere analfabeta. “Il dinamismo dell’Asia – dice il rapporto – rappresenta una sfida e un’opportunità, ma potrebbe accrescere quelle ineguaglianze che generano tensioni. Il mercato globale con accesso a tariffa zero è un importante traguardo”. Nel 2003 “i dazi sui vestiti esportati da Bangladesh, Cambogia e Nepal verso gli Stati Uniti ammontavano a 520 milioni di dollari, più di tre volte i 150 milioni di dollari ricevuti come aiuto da quelle nazioni”.
Alessandro Giuliani

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