Home I lettori ci scrivono “La Buona Scuola” – Lettera aperta al Presidente del Consiglio

“La Buona Scuola” – Lettera aperta al Presidente del Consiglio

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Signor Presidente, è fantastico. La discussione sulla Buona Scuola è appena agli inizi (anzi, non è ancora iniziata per davvero), gli esperti devono esprimersi sul come e sul quando, i primi dati concreti li conosceremo solo nel 2018, ma Lei, il nostro Presidente del Consiglio, conosce già il risultato della partita: su ogni cento docenti considerati, 66 saranno premiati e 33 no. Rimane ancora, per il fatto di non poterlo dividere in tre parti, il fastidio di un docente da collocare, ma vedrà che qualcosa alla fine s’inventerà, suvvia! Se mio nonno Giovanni fosse ancora in vita farebbe di tutto per averLa come amico. Mio nonno giocava al Totocalcio, tutti i sabati, cercando di azzeccare i risultati delle partite (qualche volta andavo con lui per “fare la schedina”). Provavamo insieme.

Ci mettevamo d’impegno. Niente da fare. A parte qualche piccolo risultato, si sbagliava sempre. Certo che con Lei come suggeritore, Signor Presidente, sarebbe stata tutta un’altra storia. Ma lasciamo da parte la facile battuta, ed entriamo meglio nel concreto. Ho letto con attenzione il documento su “La Buona Scuola”, ed in mezzo a questioni interessanti ne ho trovate alcune che a mio avviso non funzionano. Mi riferisco in particolare alla parte sulla progressione della carriera docente. Premetto che da tempo, a volte anche in contrasto con colleghe e colleghi, sono un sostenitore del principio che “non tutti siamo uguali”, perché devono essere salvaguardate, previa valutazione, le specificità e l’impegno dei singoli docenti, anche attraverso elementi di differenziazione stipendiale. Ma il modo in cui viene affrontata la progressione di carriera nel Suo documento non mi convince. Come è possibile che Lei sappia in anticipo che solo due terzi degli insegnanti avranno diritto al premio ed un terzo no? E se fossero i 4/5 o la totalità ne lascerebbe fuori una parte considerevole perché si è avuta la disgrazia di avere un esubero di colleghe e colle ghi scrupolosi e competenti?

E se fossero solo un terzo, ripescherebbe a forza un terzo di insegnanti non competenti per riempire la parte mancante lasciando fuori gli altri che non rientrano attraverso il meccanismo del ripescaggio? Ed ancora, come valuterà la bontà del servizio negli Istituti Comprensivi dove convivono ordini di scuola diversa (infanzia, primaria, scuola media di primo grado)?

Quale percentuale di insegnanti premiati, per seguirla nel Suo ragionamento, verrà assegnata alla Scuola dell’Infanzia? Quale alla Primaria? Quale alla Scuola media di primo grado? Perché, vede, già oggi, quando si va ad assegnare agli Istituti Comprensivi il fondo di Istituto indiviso i conflitti tra gli insegnanti dei diversi ordini di scuola per accaparrarsene la maggiore fetta possibile sono all’ordine del giorno. Non teme che il Suo meccanismo premiante, che peraltro ha un effetto duraturo, possa attivare ulteriori conflitti non sanabili? Ma al di là della parte mera mente economica, che di questi tempi non è poi così marginale (chieda agli operatori commerciali per averne conferma), il Suo elemento premiale rischia di nuocere parecchio alla didattica ed allo stesso obiettivo dichiarato nel documento: “La Buona Scuola”.

O pensa davvero, Signor Presidente del Consiglio, che io, insegnante in possesso di una buona soluzione didattica, andrò di corsa a renderla disponibile ai miei colleghi, correndo il rischio di essere espulso dalla rosa dei vincitori? Crede forse che in presenza del problema di un mio collega con un alunno in difficoltà o con una classe difficile avrò tanta voglia di risolvergli il problema, o piuttosto guarderò da un’altra parte per paura di non vincere alla lotteria dei due terzi contro un terzo?

Mi risponda, signor Presidente, quanti saranno in percentuale, vista la Sua capacità predittiva, che avranno questa disponibilità ad aiutare i colleghi e gli alunni in difficoltà? Quanti parteciperanno, a Suo parer e, ai lavori d’equipe per mettere in comune le proprie competenze per costruire una Scuola Buona e, vorrei aggiungere, anche Giusta? Quanti avranno a cuore la crescita professionale di colleghe e colleghi intesa come arricchimento della Scuola tutta?

Mi illumini, ci illumini tutti, La prego. Personalmente, anche non potendoLe anticipare percentuali al riguardo, data la mia limitatezza, posso tuttavia azzardare con buone probabilità di successo che l’innovazione da Lei auspicata avrebbe come unico risultato di vanificare i principi del lavoro di squadra auspicato a più riprese nel Suo documento.

Perchè il meccanismo premiale che vorrebbe introdurre sta già attivando una infernale guerra del “tutti contro tutti” (o, per dirla più tristemente, una guerra tra poveri). Tutto ciò produrrà, a mio avviso, il risultato quasi certo di lasciare al palo dei buoni insegnanti assunti in ruolo da poco, o poco considerati al momento della distribuzione degli incarichi utili a determinare un avanzamento stipendiale, con la conseguenza ulteriore di compromettere in modo ancora più marcato di oggi la qualità del servizio scolastico per i nostri alunni e per le loro famiglie.

Dopo queste considerazioni, assai meste a ben pensarci, mi sento quasi di affermare che il sistema del Totocalcio, quello utilizzato da mio nonno, ancorchè datato, mi appare più buono (e più giusto, e più ragionevole) del meccanismo da Lei ideato. Perchè il premio del Totocalcio, dopo tanti anni di applicazione, viene ancora oggi distribuito non sulla base di una percentuale di giocatori prefissata prima delle partite, ma diviso in modo equo e proporzionale, e sottolineo equo e proporzionale, fra tutti quelli che indovinano i risultati delle partite giocate (un tot ai dodici, un tot ai tredici, un tot ai quattordici).

Passando poi dalle immagini figurate a quelle reali, quelle che riguardano più da vicino le esistenze di centinaia di migliaia di colleghe e colleghi, sp remuti quotidianamente per fare funzionare la scuola al meglio consentito con le risorse sempre più risicate messe a disposizione, non sarebbe forse meglio dare una base di avanzamento valida per tutti alla quale sommare una quota legata all’impegno aggiuntivo profuso per quanti garantiscono, e senza quote prefissate, il funzionamento di una Scuola buona e giusta? Provi, se Le riesce, a riformulare il suo disegno di riforma.

Non faccia l’errore di considerare un eventuale ripensamento una debolezza ma un servizio reso al Suo condiviso desiderio di fare funzionare al meglio il nostro Sistema scolastico, giustamente enfatizzato all’interno della nostra Costituzione.

Vedrà che saremo in tanti, per davvero, a seguirla su un ragionamento diverso: faticherebbe meno Lei; faticherebbe meno il nostro Parlamento; verremmo motivati noi insegnanti, anche attraverso la messa in comune delle nostre competenze, nel delicato lavoro con i milioni di alunni ed alunne che ci vengono quotidianamente affidati.