Home Politica scolastica La “Buona Scuola”. I temi più trattati

La “Buona Scuola”. I temi più trattati

CONDIVIDI

La stessa Commissione Europea ha lanciato segnali di approvazione riconoscendo che se realmente tutto quanto in essa contenuto verrà realizzato si potrà dire che le innumerevoli raccomandazioni che ci lancia da anni si saranno concretizzate.

E’ bene pensare che la commissione Europea abbia in mente le Raccomandazioni del Parlamento Europeo del 1984 e del 2012 rispettivamente sulla libertà di scelta educativa e sul pluralismo educativo, non ancora attuate in Italia. E’ assodato che la “Buona Scuola” si rivolge – come più volte dichiarato dal Ministro e dal Premier – alla scuola tutta purchè buona; occorre perciò (pag. 65) “un modello di valutazione che renda giustizia al percorso che ciascuna scuola intraprende per migliorarsi e allo stesso tempo costituisce un buono strumento di lettura a chi è esterno alla scuola”.

E non sfugga la stoccata finale: il Sistema Nazionale di Valutazione sarà reso operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie”. Ed è altrettanto certo che il Documento abbia voluto anticipare possibili condanne, come ha anticipato quella sull’assunzione dei docenti. Difatti il Ministro Giannini evidenzia come il pronunciamento europeo sul precariato era già stato ampiamente anticipato dalla Buona Scuola. L’Italia, sembra dire, ha chiaro il da farsi. Per esemplificare: mai più docenti precari, pagati se va bene dopo quattro mesi di lavoro (si sa che i precari sono parchi nel vitto…), e con la tredicesima pari a un euro (da corriere.it in data odierna).

Il Ministro e il suo staff descrivono i risultati:

Il 70% delle scuole italiane, grazie anche alla collaborazione degli uffici scolastici regionali, ha espresso il suo parere.
L’81% degli italiani ha ritenuto il “Merito” l’elemento prioritario per la buona scuola.
Il 75% domanda insegnanti ben formati e aggiornati. Certamente occorre sanare il precariato ma è essenziale puntare sulla loro formazione.

E’ indispensabile che i nostri studenti concludano il loro ciclo scolastico acquisendo competenze solide in una lingua straniera (per il 92% dei visitatori della “Buona Scuola”), nell’arte musicale (per il 74%), e una buona educazione civica (su richiesta dei visitatori). Come è possibile che l’Italia, uno dei Paesi fondatori dell’Europa Unita, non riesca a formare linguisticamente i propri giovani? Il Paese di Verdi e di Puccini non può non formare giovani all’arte e alla musica. La considerevole richiesta per una formazione civica ha superato la stessa Buona Scuola che non vi aveva posto una particolare attenzione.

Se la Buona Scuola la fanno i docenti e serve per gli alunni, sono indicativi per il Ministro e i suoi collaboratori anche il milione e 300.000 cittadini che hanno partecipato alla consultazione, manifestando un accordo unanime sul Sistema Scolastico Nazionale di Valutazione, giudicato strumento indispensabile per il miglioramento della scuola italiana. I genitori e gli studenti domandano maggiore coinvolgimento, dichiara il Ministro.

E non potrebbe essere altrimenti: siamo tutti consci che la valutazione è strumentale ad una buona scuola e funzionale alla scelta della famiglia, che potrà cosi essere sempre più consapevole nella sua scelta. E qui ritorna il passaggio a pag. 67 del documento : “il piano di accesso ai dati sulla scuola deve stare alla base dell’autonomia scolastica: serve ai genitori che vogliono essere consapevoli della scelta della scuola per i propri figli.” Qui sembra recuperarsi tutta la dignità della famiglia che viene posta al centro nella sua responsabilità formativa e nel conseguente esercizio della libertà di scelta educativa (art. 30,33 costituzione e Risoluzioni UE 1984 e 2012).

Conclude il Ministro che le famiglie più di tutti desiderano che si investa veramente nella scuola, affinchè questa riprenda un ruolo educativo fondamentale.

Il lavoro prosegue, la piattaforma della consultazione si trasforma nel cantiere di lavoro e di verifica affinchè la parola dei cittadini venga non solo ascoltata ma anche realizzata. Non manchi il nostro contributo di cittadini responsabili e costruttivi, perché la Res-Publica è la logica risultanza di tante azioni – oltre che di molteplici omissioni.

La Buona Scuola, fatta dai docenti per gli allievi, deve essere buona e libera garantendo l’esercizio della libertà di scelta educativa della famiglia; pertanto resta ben chiaro il punto di non ritorno: si definisca il costo standard dello studente poiché esso sarà quanto – nel lungo periodo – verrà erogato alla scuola pubblica, statale e paritaria.

Risultato:

a) una buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato;

b) innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei diplomifici e delle scuole che non fanno onore ad un SNI d’eccellenza quale l’Italia deve perseguire per i propri cittadini;

c) valorizzazione dei docenti e riconoscimento del merito, come risorsa insostituibile per la scuola e la società;

d) abbassamento dei costi e destinazione di ciò che era sprecato ad altri scopi;

e) garanzia e incentivazione reale dell’Autonomia Scolastica:

f) possibilità concreta per la famiglia di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

Si innesca cosi un circolo virtuoso che rompe il meccanismo dei tagli, conseguenti a sempre minori risorse (perché sprecate) che producono a loro volta altro debito pubblico. Il Welfare non può sostenere altri costi; non a caso il Principio di Sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet.

Se si ripartirà da questo punto senza cedere alla tentazione di una sistema scolastico statalista, la partita della Buona Scuola è ancora aperta e i contributi dei lettori – docenti inclusi – non mancheranno, perché…. “ne va la vita!” (Manzoni).