Home I lettori ci scrivono La scuola che odia i libri non è scuola

La scuola che odia i libri non è scuola

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Buongiorno,

dopo aver letto di alcuni dirigenti che, oltre aver bandito i voti, adesso bandiscono pure i libri, mi sto veramente preoccupando sulla deriva che sta prendendo la scuola.

Tutti questi metodi alternativi che a quanto pare alla nuova generazione di dirigenti piace molto (steineriano, finlandese,…) sono già stati adottati ben prima di noi in altri Paesi, con risultati devastanti. Negli Stati Uniti, dove li adottano da un ventennio, hanno ormai un enorme problema di analfabetismo. Le scuole in Spagna e in Germania che li hanno adottati, hanno sfornato ragazzi che conoscono poco e sanno fare ancor meno. In Finlandia, la tanto decantata Finlandia, gli studi statistici dimostrano il calo di conoscenze rispetto a quando usavano le tradizionali lezioni frontali. Ora tutti si riempiono la bocca del metodo Montessori alla scuola secondaria, e la signora Montessori si starà rivoltando nella tomba al pensiero che le sue idee vengono snaturate, decontestualizzate e portate in un ordine di scuola dove non possono funzionare.

Ma ciò che mi lascia davvero sgomenta è l’idea della scuola SENZA LIBRI. Per me i libri a scuola erano un gran conforto, se non capivo subito la lezione o se anche la capivo, ma dimenticavo certi concetti, sapevo di poter ritrovare tutto sul libro. Per i miei figli è lo stesso, all’idea di non aver i libri sarebbero angosciati. Dopo anni di campagne per stimolare l’amore per i libri (mi viene in mente “Nati per leggere” e “Io leggo perchè”) adesso sono proprio le scuole a demonizzarli? A vederli come un nemico, o quanto meno come un oggetto inutile? Buttiamo all’aria le rivoluzioni storiche che ci furono per consentire alla massa e non solo alla nobiltà di possedere un libro? Buttiamo all’aria anni di sforzi per far comprendere ai ragazzi quanto meravigliosi siano i libri – tutti, dai romanzi ai manuali tecnici – ? Proprio la scuola si fa portavoce di questo disprezzo verso qualcosa che invece è alla base di tutte le conoscenze e quindi di una vita libera e felice?

Probabilmente chi propone questi metodi blandi di scuola, con niente lezioni frontali, niente verifiche, niente libri, solo attività pratiche, pensi alle lingue straniere, dove probabilmente la pratica orale può effettivamente sostituire parte del programma tradizionale (ma a me comunque da studentessa confortava l’idea del libro con le regole di grammatica ben riportate, e per come sono fatta finchè non la vedo scritta una parola straniera, posso ascoltarla mille volte ma non mi entra in testa… e non credo di essere un’eccezione); oppure alla musica, dove ovviamente la pratica può rivestire un ruolo fondamentale – con buona pace del programma di storia della musica evidentemente, perchè se non si hanno paragrafi da leggere e studiare non è possibile ricordarsi tutti gli autori, le date, ecc… – o ancora alla lettere, per le quali ho letto che si pensi basti far inscenare ai ragazzi l’Odissea anzichè studiarla sul libro – ma ovviamente preparare qualsiasi cosa di teatrale porta via moltissimo tempo e quindi significherà che i ragazzi faranno molto bene POCHISSIMI BRANI e non conosceranno altro. Quindi Omero sì ma Dante no, Manzoni sì ma Foscolo no, e così via, a discrezione dell’insegnante.

Ma dubito che un’idea simile di scuola venga in mente a chi ha una formazione scientifica o tecnologica, perchè studiare la chimica solo andando in laboratorio e senza vedere scritta la formula delle reazioni è impossibile, si può fare alla primaria dove praticamente scienze è quasi un gioco, ma non alla secondaria dove bisogna CAPIRE DAVVERO la scienza. Non si può comprendere la trigonometria o le funzioni senza avere libri di esercizi e senza verifiche che permettano ai ragazzi di confrontarsi con quanto hanno capito e cosa no. Non si può studiare la torre di raffinazione del petrolio senza un libro che illustri tutti i processi.

Per quanto concerne le FAMIGLIE FELICI di non avere voti e libri, sono le stesse famiglie che normalmente non si occupano dell’istruzione dei figli, quelli che dicono loro sì a tutto e non li sanno educare, e rimaneva solo la scuola, come spina nel fianco, a ricordar loro, tramite i voti insufficienti, che i loro ragazzi erano degli asini, che avrebbero dovuto obbligarli a studiare… ora che nemmeno più la scuola spinge al senso di responsabilità, sono finalmente genitori felici e spensierati.

Povera scuola. E poveri ragazzi, che dopo un triennio o un quinquennio con un metodo così, scopriranno di non aver alcun bagaglio culturale, ma solo un’infarinatura di questo o quello. E povera società, che si sta già dimostrando priva di medici competenti, ingegneri competenti, muratori competenti, falegnami competenti…

Sara Alonzi

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