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La scuola dei geek: gratis e senza professori

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L’hanno creata, nel 2013, Xavier Niel – il fondatore di Free, l’uomo diventato miliardario sconvolgendo il settore delle tlc francese, potenziale azionista di Telecom Italia – e altri tre.

Una scuola senza professori e senza corsi, che non rilascia diplomi, gratuita e aperta 24 ore su 24 sette giorni su sette. Una scuola rivoluzionaria, diversa fin dal nome, preso in prestito dalla “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, libro culto della “geek generation” (alla “domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”, il supercomputer Pensiero profondo, dopo un’elaborazione durata 7,5 milioni di anni, risponde appunto “42”).

In questa scuola, scrive Il Sole 24 Ore, non ci sono percorsi didattici, con corsi e programmi, ma l’equipe pedagogica (una quindicina di persone) che mette a punto i progetti sui quali devono lavorare gli studenti calcola che mediamente per arrivare in fondo (cioè raggiungere i 21 punti “esperienza”) servono tre anni. Visto che ci sono tre sale con mille Mac e che stando a quel che dice l’algoritmo è mediamente presente un terzo degli studenti, i posti disponibili sono circa mille all’anno.

 

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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Il primo anno i candidati erano 50mila, nel 2014 65mila e l’anno scorso 80mila. La prima scrematura avviene con dei test online. L’anno scorso li hanno superati in 20mila.

 I candidati arrivano nella scuola e non c’è nessuno ad accoglierli, nessuno a spiegare nulla. Vanno a sedersi davanti a un computer sul quale c’è scritto “clicca qui”. Cliccano e parte un percorso che dura quattro settimane e che funziona un po’ come un videogioco: ogni volta che hai risolto un pezzo passi a quello successivo, più impegnativo.

Ci sono anche trappole, memorie cancellate, dentro un salone dove regna il caos più totale, senza orari e senza regole. Serve anche per testare le capacità di gestione dello stress in un ambiente difficile. I mille (o 900, 0 800) che arrivano in fondo diventano studenti della “42” (età media 22 anni).

Iniziano cioè un percorso formativo sostanzialmente autogestito. L’equipe pedagogica, si legge ancora sul Sole, fornisce loro progetti (di sviluppo programmi, essenzialmente) di volta in volta più complessi. Ognuno dei quali dà diritto a dei “punti esperienza”. A “validare” il progetto, cioè a verificare che il lavoro sia corretto, sono altri studenti, più avanti nella formazione, che hanno dato la disponibilità a fare da correttori (da tre a cinque, ma singolarmente, a seconda della difficoltà del progetto).

Nei tre anni (ma i più bravi arrivano a 21, che non è altro che la metà di 42, in 18 mesi) ci sono anche due stage di sei mesi in un’azienda partner (l’anno scorso sono arrivate 11mila richieste). E in 600 casi gli stage dei 750 ragazzi del primo anno si sono trasformati in contratti, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato.