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Lavori socialmente utili per gli studenti contro Meloni e Valditara, l’idea del Ministro applicata al Carducci di Milano. Ma i “puniti” si sentono umiliati

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Le scuole sembrano volere fare seguito alle richieste del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, di imporre i lavori socialmente utili (alla crescita) per gli studenti che si macchiano di violenze o comportamenti fuori dalle righe: già pochi giorni dopo l’inizio del suo mandato a Viale Trastevere, il professore Valditara aveva detto che è ora di intervenire con “forme diverse di sanzioni nei confronti di quegli studenti che non hanno capacità di rispettare le regole” e “una cosa che mi è sempre parsa molto utile, sono i lavori socialmente utili”. Quelle parole avevano prodotto critiche severe da ambienti sindacali, ad esempio da Francesco Sinopoli, numero uno della Flc-Cgil, ma anche da addetti ai lavori, ad iniziare dai alcuni presidi, come Gianni Zen e Aluisi Tosolini.

Studenti sospesi e non solo…

Nelle scuole, però, non tutti i presidi e gli organi collegiali sono contrari al Ministro. Anzi, in certi casi i lavori socialmente utili vengono ritenuti più che adeguati e formativi. Accade, così, che assieme a dieci giorni di sospensione vengano assegnate anche 18 ore di educazione civica e attività socialmente utili a quegli studenti del liceo Carducci di Milano che lo scorso 4 marzo hanno appeso fuori dall’istituto dei cartoni raffiguranti la premier Giorgia Meloni e lo stesso ministro Giuseppe Valditara, entrambi a testa in giù.

La notizia della tripla sanzione – sospensione, lezioni di educazione civica e lavori socialmente utili – è stata resa pubblica dal collettivo Mille Papaveri Rossi, che in un volantino parla di richieste di lavoro sociale svolto in un clima “umiliante”.

Il collettivo studentesco: gli hanno imposto lavori programmati da tempo

Nel comunicato studentesco si legge che “il 22 marzo una studentessa, durante una delle ore di attività socialmente utili, è costretta a trasportare a mano, per due rampe di scale e una discesa, in uno scatolone, più di un centinaio di componenti di vecchi computer – si legge nel comunicato -. Dovrà poi spostare delle vecchie mattonelle con dei secchi per una discesa non asfaltata e dei sacchi della spazzatura. A detta del personale Ata che sorvegliavano la ragazza mentre eseguiva gli incarichi, queste erano mansioni posticipate da tempo, ma all’occasione della sanzione se n’è subito approfittato per portare tutto a termine“.

Due giorni dopo agli stessi studenti è stato chiesto di “dipingere di bianco i muri paralleli alla sede del nostro istituto. Vengono coperte scritte e disegni accumulati negli anni, nonostante la perfetta consapevolezza della poca efficacia dell’atto. I docenti che sono di passaggio non si trattengono dal fare commenti derisori, ad assecondare passanti che insultano apertamente i responsabili, alimentando un clima di umiliazione poco confortevole”, si legge ancora nel volantino.

“Non abbiamo intenzione di propinare una posizione ideologica sui fatti accaduti il 4 marzo. Ma vogliamo ricordare che i protagonisti di tutto questo sono studenti e studentesse del nostro istituto: hanno diritto alla stessa dignità di tutti gli altri studenti, nonostante ci si consideri favorevoli o meno al loro gesto”, concludono gli studenti.

Il preside: una montagna di bugie

Di parere opposto si è detto il preside del liceo Carducci, Andrea Di Mario: “Non dico nulla, sono disgustato e non intendo rispondere ad accuse anonime perché di fatto si tratta di questo, visto che il volantino è firmato solo dal collettivo”.

Il dirigente nega che i suoi studenti sarebbero stati umiliati. “Certo che smentisco” quelle accuse “perché sono state scritte falsità: l’idea dei ragazzi umiliati pubblicamente non sta né in cielo né in terra. Non ci sono state umiliazioni, non siamo in una scuola della Corea del Nord. Di fronte a questa montagna di bugie io voglio mantenere il mio stile”, ha concluso il preside.