Home Didattica Le parole italiane che gli inglesi ci invidiano

Le parole italiane che gli inglesi ci invidiano

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È stato lanciato una sorta di sondaggio tra i britannici dal quale è uscito un elenco di 8 parole italiane che gli inglesi non hanno, che vorrebbero avere e che dovrebbero usare.

Se tutte le lingue hanno espressioni meravigliose, l’italiano fa sì che “scivolino sulla lingua come se si srotolassero appena appena, in modo fluido e pieno. Solleticano il palato, ammiccano alla coclea. L’italiano ha un suono sorprendente anche quando dici qualcosa di spiacevole”.  Ecco quindi una selezione di termini belli da dire, secondo i puristi inglesi e riportati da RaiNews24.

Allora – “La vostra controparte italiana la tirerà fuori prima di lanciarsi in una frase d’effetto . Non è solo dire “quindi”, è anche un sollecito, un richiamo, un’espressione di spazientimento”.

Rocambolesco  –  La derivazione è francese, da Rocambole, personaggio inventato dallo scrittore Pierre Alexis Ponson du Terrail nel 19 ° secolo. La cappa e la spada sono i suoi segni distintivi e la parola italiana denota una fusione inebriante di fantastico, avventuroso, audace, incredibile”.

Chiacchierone – “Ne parlai qualche anno fa con un’amica italiana che era a Venezia per l’università. Parlava, parlava, raccontava del suo primo anno di facoltà. A un certo punto ha detto “sono una chiacchierona”. Il corrispettivo inglese è “tattler”. “Tattler”-“chiacchierone”. Sentite il fascio di suoni di chiacchierone,  cha-cha-cha chit-chattering giocherei in inglese: è piena di immagini.  E tutti i derivati sono altrettanto accattivanti: chiacchiera, chiacchierata (chiacchiere), chiacchierare (a chiacchiere). Una parola che può essere suo sinonimo è un vero gioiello lessicale: pettegolezzo”.

Sfizio – la lingua sfrigola con le due consonanti di apertura, esercita una vibrazione ancora maggiore sulla terza. Sembra una grande cosa”.

Struggimento – “La capitolazione di un’illusione. In inglese non esiste una traduzione che esprima tutta la gamma di sensazioni date dallo struggimento. Secondo un amico italiano, non esiste perché gli inglesi non sanno soffrire. Protetti da un labbro superiore rigido, sommità di un’isola di distacco emotivo”. 

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Dondolare – “Una volta lessi un cartello che diceva: “Non dondolare troppo sulla sedia a dondolo, dondolo!” Dondolare, cioè oscillare. Dondolo, sedia che dondola. Dondolo! in quanto fannullone o folle o stupidino. Nulla di più onomatopeico di questo”.

Mozzafiato – “Il significato di questa parola l’ho capito veramente quando sono arrivato a Roma. Davanti alla Pietà, il più straordinario pezzo di pietra che si possa vedere.  La vista di San Pietro, il Mosè di Michelangelo al Colosseo.  Mozzare significa tagliare o recidere, e fiato è il respiro. Mozzafiato segue quindi il modello del suo equivalente inglese più vicino, “breathtaking”, ma l’atto di ‘amputare’ il proprio respiro è certamente più espressivo della sensazione che si prova quando accade rispetto al semplice atto di prendere aria”.

Dietrologia – “Ho appreso questa parola leggendo un libro su Pantani. La storia della sua vita è all’interno di una ricca rappresentazione della storia e della cultura italiana, e l’autore, Marc Rendall, delinea la nozione molto italiana della dietrologia, cioè la “convinzione che esistano dimensioni nascoste alla base della realtà visibile” la cui “analisi è considerata fondamentale per la comprensione degli eventi”.