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Libri di testo, ma quanto ci costate? La politica dei “tetti di spesa” sembra non avere i risultati attesi

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Arrivati a giugno studenti e genitori iniziano a pensare al prossimo anno scolastico. Molti stanno già facendo i conti delle spese che si dovranno sostenere a settembre per il corredo scolastico e soprattutto per i libri di testo che, nella secondaria di secondo grado in particolare, rappresentano spesso un impegno economico non indifferente.
E’ pur vero che esistono disposizioni finalizzate a contenere il tetto complessivo della spesa, ma poi, per svariate ragioni la realtà non corrisponde sempre agli auspici del Ministero.

Una nostra lettrice, ad esempio, ci segnala che quella dei tetti di spesa è storia vecchia che si ripropone quasi un decennio: “E’ un problema che ci affligge ogni anno, quando puntualmente ci troviamo di fronte alle stesse cifre, sempre insufficienti e a mio vedere non rivalutate secondo l’inflazione reale (al momento ben oltre  l’1.5 che la mia scuola dice di aver applicato nel ricalcolo)”.
“E così – prosegue la nostra lettrice – i miei 294 euro sono lievitati a 331 euro, contro i 295 calcolati dalla mia scuola. Avrò sbagliato qualche passaggio, comunque la situazione è antipatica, a dir poco. Mi chiedo quindi se non si possa fare qualcosa (per esempio una raccolta di firme) per spingere il ministero a mettere mano alla quesitone, per avere una situazione realistica e franca con le famiglie”.

Va anche detto che il tetto di spesa, fissato da una legge del 2008 e aggiornato con provvedimenti successivi, può essere rivisto dallo stesso collegio dei docenti che – anche secondo la nota ministeriale del 28.02.2022 – può “motivare l’eventuale superamento del tetto di spesa consentito entro il limite massimo del 10%”.

La questione è complessa e coinvolge anche gli autori dei libri di testo e gli editori che – per parte loro – denunciano il fatto che il tetto previsto per legge si configura come una vera e propria limitazione del diritto di impresa, garantito dalla stessa Costituzione.