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Lo psicologo in ogni scuola, perché non se ne può fare a meno

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Riceviamo e pubblichiamo volentieri un contributo del dottor Tommaso Francesco Anastasio, psicologo iscritto all’Ordine degli Psicologi della Calabria, a proposito della necessità di introdurre stabilmente lo psicologo scolastico.

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La professione di psicologo, ai sensi dell’art. 1 della L. 56/89,  comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.

Ma quali sono le sue attività peculiari all’interno del contesto scolastico?

A titolo non esaustivo, si descrivono brevemente i principali compiti dello psicologo scolastico come indicato nelle “Linee di indirizzo per la promozione del benessere psicologico a scuola” pubblicate dal CNOP:

Gestione delle comunicazioni interne ed esterne: lo psicologo può svolgere un ruolo da ponte e facilitatore tra gli attori scolastici e familiari degli alunni e delle alunne offrendo supporto nell’organizzazione di momenti di condivisione che coinvolgano scuola e famiglia e aiuto nel ripensare le pratiche comunicative tra docenti e famiglia

Monitoraggio del “clima organizzativo”: ossia come viene percepito l’ambiente scolastico

Supporto psicologico al personale scolastico: attraverso, ad esempio, training di comunicazione efficace e colloqui psicoeducativi

Supporto psicologico alle studentesse e agli studenti nell’affrontare i

momenti critici a livello emotivo, fornendo strategie utili al gruppo o al singolo

Supporto per il potenziamento dell’apprendimento degli alunni: aiutando gli insegnanti a individuare e co-creare le condizioni più propizie per l’apprendimento, soprattutto nei momenti in cui vengono meno fattori emotivi, sociali e motivazionali critici.

Un altro ambito di intervento che sta coinvolgendo molti psicologi nelle scuole è il mentoring e l’orientamento.

Esso rappresenta un’ottima opportunità per i ragazzi e le ragazze per esplorare le proprie aspettative e traiettorie di vita, fissare degli obiettivi, aiutandoli a raggiungerli attraverso colloqui di coaching e prendendo coscienza delle proprie risorse interne ed esterne.

Durante questi percorsi è d’aiuto utilizzare anche la psicologia del lavoro per fornire agli studenti degli strumenti pratici per orientarsi anche nel mondo lavorativo: simulazioni di colloqui lavorativi, supporto nella creazione di CV, indicazioni su cosa conoscere di un’azienda prima di presentarsi al colloquio, training di comunicazione efficace in sede di colloquio.

Attenzione a non confondere questa magnifica opportunità per gli studenti e le studentesse solo per un momento in cui “far fare i compiti ai ragazzi”, come ha chiosato una docente in un bar.

Un aspetto da evidenziare chiaramente è che a scuola non si fa psicoterapia: nel caso di sospetto di problemi psichiatrici, è necessario invitare la famiglia del minore o, se alunno maggiorenne, invitarlo direttamente a rivolgersi ai servizi territoriali che offrono diagnosi e trattamento nell’ambito delle problematiche di salute mentale.

Inoltre, è opportuno rispettare il principio di terzietà, ossia nel caso in cui un docente fosse anche psicologo (i.e. iscritto all’ordine degli psicologi), è di fondamentale importanza che il docente, con un suo alunno o alunna, non ricopra anche il ruolo di psicologo, la ratio di ciò è facilmente individuabile: immaginiamo uno studente che la mattina segue la lezione di un docente il quale poi gli offre il pomeriggio supporto psicologico in uno sportello. Se l’alunno dovesse avere problemi problemi relazionali con quel docente/psicologo durante le ore della didattica? Oppure si sentirà mai libero di parlare delle difficoltà che riscontra magari nella relazione con una collega del docente/psicologo con cui vede che sussiste un ottimo rapporto nei corridoi scolastici? Inoltre, come si configurerebbe ciò in funzione dell’art. 26 del codice deontologico degli psicologi (principio dell’astensione) il quale recita:

“La psicologa e lo psicologo si astengono dall’intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove propri problemi o conflitti personali, interferendo con la natura e l’efficacia delle loro prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte.

La psicologa e lo psicologo evitano, inoltre, di assumere ruoli professionali e di compiere interventi nei confronti di altre persone, anche su richiesta dell’Autorità Giudiziaria, qualora la natura di precedenti rapporti possa comprometterne credibilità ed efficacia”.

Ora, come sappiamo, la scuola non è un ospedalema un luogo di apprendimento; anche di quelle abilità personali utili alla costruzione del benessere come recita la Carta di Ottawa redatta nel 1986 in occasione della prima conferenza internazionale sulla promozione della salute: “(…) La promozione della salute sostiene lo sviluppo individuale e sociale fornendo l’informazione e l’educazione alla salute, e migliorando le abilità per la vita quotidiana. In questo modo, si aumentano le possibilità delle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e sui propri ambienti, e di fare scelte favorevoli alla salute. E’ essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ciò deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunità. E’ necessaria un’azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni“.

Tra queste abilità vi sono anche le 10 life skills elencate dall’OMS: decision making, problem solving, pensiero critico, senso critico, comunicazione efficace, relazioni interpersonali, autocoscienza, empatia, gestione dell’emotività e dello stress.

Ma quali sono i requisiti per essere psicologo scolastico?

A tal proposito possiamo far riferimento al protocollo di Intesa tra Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi e Ministero dell’Istruzione secondi cui:

(…) le attività di selezione degli psicologi si baseranno sui seguenti criteri di selezione e condizioni di partecipazione:

a) tre anni di anzianità di iscrizione all’albo degli psicologi o un anno di lavoro in ambito scolastico, documentato e retribuito, oppure formazione specifica acquisita presso istituzioni formative pubbliche o private accreditate, di durata non inferiore ad un anno o 500 ore;

b) impossibilità, per tutta la durata dell’incarico, da parte degli psicologi selezionati, di stabilire rapporti professionali di natura diversa rispetto a quelli oggetto del presente Protocollo con il personale scolastico e con gli studenti, e loro familiari, delle istituzioni scolastiche nelle quali prestano il supporto psicologico. E’ opportuno ricordare di verificare sempre che chi offre servizi psicologici, sia nelle scuole che fuori, sia iscritto all’ordine degli psicologi che vi si accede a valle del superamento dell’esame di stato dopo aver conseguito la laurea magistrale in psicologia ed espletato un tirocinio professionalizzante di 1000 ore (dal 2021 rimodulato e denominato tirocinio pratico-valutativo).