Sergio Mattarella, accolto dalla standing ovation degli ottomila che hanno partecipano alla cerimonia per l’avvio dell’anno che vede Pesaro capitale italiana della cultura, si è intrattenuto mel suo discorso sulla identità del Paese Italia che si fa “inimitabile” e “attraente” grazie alla “pluralità delle culture” che la compongono, “radici” da preservare inquadrandole, però, in quella “coesione sociale” che è alla base “del nostro patto costituzionale”.
Mattarella coniuga poi la parola cultura con l’aspirazione alla pace: è “una stagione difficile”, “drammatica”, “l’uomo sembra proteso a distruggere quel che ha costruito, a vilipendere la propria stessa dignità”.
Così l’Europa si ritrova con la guerra alle porte di casa e sono “guerre che ci riguardano” perché la pace sta nel Dna stesso dell’Ue, “tornata a vivere con la pace e nella pace” generando “libertà ed uguaglianza”.
Ecco perché la pace chiama “alla responsabilità i governanti”, “le comunità e le persone non meno degli Stati”.
Proprio la cultura, una cultura che, dice il presidente, “è libera da ogni ideologia” e “mai separata dalla vita quotidiana e dall’insieme dei diritti e dei doveri scanditi dalla Costituzione è lievito che può rigenerare la pace” e con essa i “valori umani” che le guerre annegano “nell’odio, nel rancore, nella vendetta indotti dagli estremismi nazionalistici”.
Una cultura quindi che “non sopporta restrizioni e confini”, che rispetta le opzioni di ogni cittadino e, in una società globalizzata e in qualche modo dominata dal manicheismo dei social, “respinge la pretesa, sia di pubblici poteri o di grandi corporazioni, di indirizzare le sensibilità verso il monopolio di un pensiero unico”. Non c’è posto, insomma, nella cultura che aspira alla pace e all’uguaglianza per nazionalismi, steccati o rivendicazione di “radici” usate per dividere e non per unire.
Tra il pubblico plaudente, anche duemila studenti, cento sindaci, duecento giornalisti accreditati, mentre il sindaco della città lancia un giavellotto contro il ddl Calderoli sull’autonomia all’esame del Senato: “L’Italia non è solo le grandi città, l’Italia in questo momento storico va ricucita e non differenziata”.
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