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Ministero dell’Istruzione e del Merito: c’è anche chi apprezza il nuovo nome, come l’Associazione nazionale docenti

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Con una lettera aperta al ministro Valditara, il presidente dell’Associazione nazionale docenti Francesco Greco interviene sulla questione del cambio di nome del Ministero.

“All’indomani della sua nomina – sottolinea Greco – siamo rimasti colpiti dalle innumerevoli critiche e dalle obiezioni, in alcuni casi urlate, riguardo alla nuova denominazione del Ministero. Sorprende, ma non tanto, che ciò provenga anche da chi finora è rimasto silente, senza nulla dire e, soprattutto, nulla fare quando poteva, per contrastare il grave declino che interessa l’intero sistema dell’istruzione statale del nostro Paese”.
A chi oggi strilla di un ritorno alla scuola classista, di cui sarebbe predittiva l’aggiunta terminologica del merito – afferma in sintesi Francesco Greco –  è opportuno far osservare che, al contrario, sono stati proprio l’abbandono del merito e le promozioni generalizzate ad averci riportato, di fatto, ad una scuola classista.

“Una scuola – dice ancora il presidente dell’AND – in cui la differenza non è più affidata all’impegno e alle capacità personali dello studente, ma alle condizioni sociali ed economiche delle famiglie e al loro impegno nel sostenere il futuro inserimento sociale dei propri figli. Ma una scuola che perpetua le diseguaglianze di partenza e che non svolge più quella funzione di ‘ascensore sociale’ che ha ispirato l’art. 34 della Costituzione è una scuola che ha abdicato alla sua funzione e, dunque, una scuola da cambiare”.

Il declino della scuola risale alle norme sulla autonomia

Ma da dove arriva il “declino” (supposto o reale che sia) del nostro sistema scolastico?
L’AND non ha dubbi e sostiene che dobbiamo ormai “prendere atto del fallimento del modello dirigistico impresso all’autonomia scolastica, che ha solo innestato nelle scuole una dimensione vetero aziendalistica che ha generato profonde fratture tra le diverse categorie professionali e sclerotizzato l’attività didattica in una asfittica logica di mero adempimento burocratico”.

Come venirne fuori?

La “ricetta” che propone Greco è chiara: “Occorre rimettere al centro gli apprendimenti e l’insegnamento, quale ragione dell’esistenza delle stesse istituzioni scolastiche; occorre che le scuole divengano luoghi distribuiti delle responsabilità che valorizzino le competenze di ciascuno e permettano a tutti di partecipare al loro governo e che coloro che sono preposti a capo di una scuola non siano dei burocrati calati dall’alto, ma espressione della comunità professionale che opera all’interno della stessa, dunque, dei presidi eletti e a tempo; occorre che sia riconosciuta la dignità professionale dei docenti e che ad essi sia assicurata, per come chiede anche la stessa Unione Europea, una progressione di carriera per fasce funzionali non gerarchiche e retribuzioni in linea con quelle percepite dai colleghi degli altri paesi europei; occorre che sia garantita la libertà di insegnamento e l’autonomia professionale dei docenti con la costituzione di un organismo tecnico rappresentativo, un Consiglio Superiore della Docenza, a cui venga attribuita ogni competenza in materia di stato giuridico, carriera e procedimenti disciplinari; occorre un nuovo modello di organizzazione scolastica sul territorio che riduca alla dimensione funzionale l’apparato amministrativo e metta al centro le scuole e la funzione che ne legittima la stessa esistenza, l’attività educativa e formativa”.

Parole dense di significato che definiscono bene il programma che l’AND vorrebbe vedere realizzato: dirigenti scolastici designati dalla comunità scolastica, progressione di carriera per i docenti, stipendi adeguati, istituzione di un consiglio superiore della docenza che consideri gli insegnanti come appartenenti ad un vero e proprio ordine professionale.

Si tratta – riconosce Greco – di un lavoro complesso, lungo e di non facile realizzazione al quale però l’AND è pronto a collaborare.