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Ministro Bianchi: la dispersione scolastica virus dell’iniquità sociale, la scuola torni nel cuore di tutti

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La dispersione scolastica in Italia è un fenomeno in crescita ed è uno dei temi caldi che il nuovo governo si troverà ad affrontare in tempi stretti. E ne è ben consapevole anche il nuovo responsabile del MI Patrizio Bianchi che tra le prime dichiarazioni da Ministro ha puntualizzato che “La scuola deve tornare nel cuore di tutti, soprattutto di chi non va a scuola”.

Per dispersione scolastica intendiamo la mancata, incompleta o irregolare fruizione dei servizi di istruzione da parte dei giovani in età scolare. Un fenomeno non di facile lettura né di facile misurazione.

I dati della dispersione scolastica in Italia

I dati forniti da Eurostat parlano di oltre il 14% dei giovani italiani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola fermandosi alla scuola media, contro il dato dell’UE del 10,6%.

Secondo il rapporto del MIUR hanno abbandonato la scuola media 19.960 alunni, pari all’1,17% del totale nazionale. Numeri più consistenti riguardano la scuola superiore, dove gli abbandoni sono stati in totale 99.272, pari al 3,81%. (anno di riferimento 2016-2017)

In pratica 120 mila studenti hanno abbandonato la scuola italiana in un solo anno scolastico. Un dato destinato ad aumentare nel periodo del lockdown.

Cosa ne pensa il Ministro sulla dispersione scolastica

Il neo Ministro del MI Patrizio Bianchi ha molto a cuore il tema dell’abbandono scolastico avendolo più volte affrontato sia nei precedenti incarichi di assessore sia nel libro «Nello specchio della scuola»,

in cui riporta che “Oggi tutte le statistiche dicono che la nostra dotazione di risorse umane non è adeguata alla globalizzazione e alla digitalizzazione che si sono imposte dall’inizio del nuovo secolo. Il tasso attuale di dispersione scolastica, sia esplicita (coloro che abbandonano in via definitiva la scuola senza raggiungere un titolo di studio) sia implicita (coloro che pur concludendo il ciclo di studi non dispongono delle competenze minime richieste), insieme al numero di quanti non studiano e non lavorano e di quanti se ne vanno altrove per trovare uno sbocco soddisfacente al loro percorso di studi, sono oggi un limite alla crescita economica e minano anche le fondamenta della nostra democrazia, introducendo nel paese il virus dell’iniquità sociale”.

Tra i tanti motivi dell’abbandono scolastico, troviamo quello legato all’isolamento dei giovani, in particolare

Il fenomeno HIKIKOMORI

Lo chiamano hikikomori, il fenomeno per cui i giovani si isolano dal mondo sociale auto recludendosi nella propria abitazione disertando anche la scuola.

Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato generalmente per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, spesso senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno.

Secondo Marco Crepaldi, psicologo e fondatore di hikikomoriitalia.it, l’associazione italiana nata con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema dell’isolamento volontario, “con la riapertura delle scuole molti non torneranno sui banchi, altri non usciranno nemmeno quando la pandemia lo permetterà.”

Se in Giappone il Paese che ospita più hikikomori al mondo, chi lo faceva per scelta tende ora invece a uscire, per mantenere il suo ruolo di antagonista senza regole, lo stesso non può dirsi per l’Italia dove si sta registrando un aumento dei casi.

In Italia, le stime parlano di circa 100 mila casi di giovani tra i 14 e i 30 anni, in Giappone dove è nato il fenomeno sono arrivati ad avere oltre un milione di casi

I motivi che spingono questi ragazzi ad isolarsi sono diversi. In alcuni casi si sentono in perenne conflitto con la società, in altri è paura del giudizio degli altri, il non sentirsi all’altezza del confronto con i coetanei. Una volta entrati in questo vortice non è facile uscirne soprattutto in questo periodo in cui l’emergenza sanitaria ci costringe a stare a casa per cui c’è il forte rischio che il fenomeno sia camuffato dal momento e che non venga scoperto in tempo.

L’hikikomori vive spesso il proprio ritiro come una scelta e non come un obbligo. L’isolamento che ci è stato imposto per motivi di sicurezza durante la quarantena non aveva questa base motivazionale e, dunque, anche le ripercussioni psicologiche sono differenti. L’hikikomori prova una solitudine non fisica ma psicologica: una condizione soggettiva dell’individuo che consiste nel non sentirsi riconosciuto dagli altri, apprezzato e benvoluto nella propria versione autentica.

Ma questo dell’Hikikomori è solo una delle cause della dispersione scolastica in Italia, un problema come detto ampio, articolato, di difficile lettura e che crea ulteriore diseguaglianza sociale.

È importante per questo, investire sulla scuola in tutte le direzioni (strutture, strumenti, formazione, iniquità sociale, innovazione) perché le decisioni che vengono prese sulla scuola stessa ci dicono che Paese vogliamo diventare nei prossimi anni.

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