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Molestie a scuola, altre accuse per docente 65enne già in carcere per abusi. La difesa: “Ragazze furbe, racconti poco attendibili”

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Nuove accuse di molestie sessuali per un docente di educazione fisica 65enne già in carcere per abusi sessuali nei confronti di tre alunne della scuola media nell’anno scolastico 2018-2019, come riporta Il Corriere della Sera. Stavolta le vittime sarebbero due ragazze, sorelle, di dodici e tredici anni.

La ricostruzione dei fatti

I fatti sarebbero avvenuti nel 2021. “Sentiamo come pesa questo zaino”, avrebbe detto l’insegnante a una delle due ragazzine, sollevando la cartella e toccandole i glutei. Nell’ora di ginnastica si sarebbe avvicinato nuovamente all’alunna che si era seduta su una panchina per riposarsi, sdraiandosi sulle sue gambe. Il professore avrebbe poi preso di mira anche la sorella, avvicinandosi a lei quando si stava per sedere al banco e prendendo in mano una catenella che portava sui pantaloni per poi sfiorarle i glutei. 

Le due sorelle si erano confidate con la madre e con alcuni insegnanti della scuola che avevano subito fatto scattare una segnalazione, trascinando l’insegnante a processo. La condanna a due anni e mezzo di reclusione e un risarcimento di 5mila euro a ciascuna vittima è l’esito della sentenza di primo grado, confermata anche dalla corte d’appello di Venezia che ha rigettato il ricorso del professore.

Secondo la difesa, i racconti delle due ragazzine erano da ritenersi poco attendibili perché c’erano alcune incongruenze nelle loro esposizioni, “veri e propri atti emulativi, frutto di un accordo tra sorelle”. Uno dei professori con cui le ragazzine si erano confidate aveva detto che “il tono dei racconti era scherzoso e divertito”. “Un atteggiamento – secondo la difesa – che mal si concilia con il turbamento che accompagna una persona che ha appena subito delle molestie sessuali. Le ragazzine dei giorni nostri sono molto pericolose, scaltre, maliziose, furbe, sicché non può essere data per scontata la verità delle loro affermazioni”. 

Nel corso dell’intero processo il professore si è sempre professato innocente: non ha mai versato alcun risarcimento, oltre ad aver sporto denuncia per calunnia nei confronti della famiglia delle due sorelle.

Ricorso del docente rigettato

Le posizioni del condannato non hanno però convinto la corte d’appello di Venezia che ha quindi rigettato il ricorso. “È inverosimile un preventivo accordo tra le due ragazzine per screditare il professore – si legge nelle motivazioni della sentenza -. Né le ragazzine né la madre avrebbero mai voluto sporgere denuncia. Il procedimento era in realtà stato avviato d’ufficio sulla base delle segnalazioni dell’autorità scolastica. Si esclude quindi qualsiasi ipotesi di calunnia meditata e preconfezionata dalle persone offese”.

La giudice sottolinea inoltre come il comportamento del professore sia stato confermato, secondo gli insegnanti della scuola, anche da alcuni compagni di classe e il gesto mimato da uno di loro. La corte sostiene inoltre che la veridicità dei racconti delle ragazzine sarebbe stata rafforzata anche dalla versione dell’insegnante che “conferma sia l’episodio della catenella, sia quello dello zaino, escludendo però di aver posto in essere le condotte denunciate”.

Il professore aveva infatti negato di aver toccato le minori, “limitandosi – si legge nella sentenza – a ricondurre le vicende a un rimprovero verbale e a una semplice sistemazione dello zaino, negando di essersi disteso sulle gambe di una delle due ragazzine”. Per la corte inoltre il carattere fugace del toccamento “era necessario a fronte della presenza dei compagni di classe: condotte più insistenti e prolungate avrebbero esposto l’imputato a un rischio maggiore di essere visto”. Il professore rimane quindi per il momento in carcere. 

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