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Niente compiti a casa. Le ricerche in aula con gli smartphone: ecco la scuola del futuro

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Addio alle materie. Addio all’ora di matematica, italiano e scienze. Adesso tutto si studia insieme a tutto, dove a spiccare sono le competenze degli studenti.

Sembra essere proprio questa l’intenzione del sistema d’istruzione della Finlandia, da molti considerata come lo stato con il sistema scolastico migliore del mondo.

Su Repubblica.it si riportano infatti le novità in tema d’istruzione finlandese raccontate dalla Bbc, che ha preso come esempio la Comprehensive School di Hauho (l’equivalente di una scuola media italiana) nel nord del Paese, raccontando di una lezione realmente interdisciplinare, dove la lezione su Pompei e sull’eruzione del Vesuvio che la distrusse diventa uno spunto per confrontare Roma antica con la Finlandia di oggi, paragonando le terme romane con le moderne spa, o gli attuali impianti destinati allo sport con il Colosseo, di cui a fine giornata viene prodotto un modello solido grazie a una stampante in 3D. La lezione di storia diventa qualcosa di più, con gli allievi dodicenni che apprendono anche nozioni di tecnologia e tecniche di ricerca, comunicazione e scambio culturale.

A tal proposito, dall’agosto 2016 le scuole finlandesi sono entrate nell’era dell’approccio “collaborativo”, in grado di permettere agli studenti di scegliere un tema che li interessa e impostarlo in base al resto, analizzarlo quindi a 360°, sia in aula che attraverso il coinvolgimento di elementi esterni, dagli esperti ai musei.

Secondo Kirsti Lonka, docente di Psicologia educativa all’università di Helsinki, il metodo dell’apprendimento “basato sui fenomenideve fornire agli studenti capacità adeguate per il ventunesimo secolo.
Fra queste, sottolinea la docente, ci sono quelle che servono per respingere il cyber-bullismo come quelle che permettono di individuare su internet le notizie false, così come l’abilità di installare un programma anti-virus come quella di collegare al computer una stampante. Praticamente il metodo in questione dovrebbe contrastare molti dei fenomeni negativi che contraddistinguono i nostri istituti scolastici e aumentare le competenze multidisciplinari degli alunni.

Altro aspetto interessante che viene fuori dall’indagine dell’emittente britannica, riguarda il fatto che l’approccio interdisciplinare non solo prevede l’utilizzo delle tecnologie quotidiane – compresi il telefono cellulare e il tablet per le ricerche in classe – ma permette anche di approfondire con ricerche dirette temi di stretta attualità. A Hauho, per esempio, i ragazzi che hanno affrontato il tema dell’immigrazione hanno potuto fornire ai compagni un’esperienza che, dicono i professori, è risultata molto più convincente di ogni lezione frontale.

Il nuovo metodo si sposa perfettamente già con il sistema esistente, che comunque tende a responsabilizzare gli studenti già da piccoli, un sistema che mira a non opprimerli ed a lasciarli liberi, e bilanciare un carico di studi mirato più alle disposizioni individuali che a generici “doveri” uguali per tutti, fino a non prevedere nemmeno i compiti a casa.

“Più che un meccanismo di riforme brusche, a caratterizzare il sistema educativo finlandese è il processo di innovazione graduale”, dice Marco Braghero, ricercatore di Psicologia sociale all’università di Jyväskylä, nella regione dei laghi: “Il percorso si è avviato nel 2013, si legge ancora su Repubblica.it, e sarà a regime entro sette anni. E si basa sui tre punti forti del sistema di istruzione di qui. Il primo è la formazione dei docenti, che fanno studi destinati specificamente all’insegnamento, sono selezionati e ben pagati. Il secondo è il coinvolgimento delle comunità e dei territori, che è continuo. Il terzo è la gradualità dell’innovazione, che va a geometria variabile grazie alle autonomie, ma allo stesso tempo può contare sulla stabilità nelle politiche educative. Insomma, possono cambiare i governi ma non la politica dell’istruzione”.

Insomma, possiamo affermare che il sistema finlandese oltre ad essere il migliore attualmente si candida ad essere il sistema del futuro. Certamente le innovazioni degli scandinavi si configurano come qualcosa di innovativo e non sarebbe male esportare il sistema nel resto del mondo. Ma bisogna sempre considerare tanti fattori, quali la popolazione studentesca, il contesto sociale di ogni singolo stato e le concrete possibilità d’investimento. Nonchè l’indirizzo politico, spesso determinante per le riforme in tema di istruzione.

 

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