Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato delle novità che riguarderanno i Pcto. L’alternanza scuola lavoro ha bisogno di alcune modifiche che riguardano soprattutto la sicurezza. Ma cosa vorrebbero gli studenti? La testata Skuola.net lo ha chiesto a 2500 alunni dell’ultimo triennio delle superiori (quelli coinvolti da questo tipo di esperienza).
Per il 67% di loro è fondamentale essere coinvolti nella attività principali una volta arrivati in azienda. Ma anche un’adeguata formazione di carattere teorico-pratico è richiesta dai giovani. Solo il 18% si è detto contento dello stage da questo punto di vista. Un 9% afferma di aver svolto compiti marginali e un 6% è stato messo da parte a guardare. Gli studenti aspirano ad avere un’opportunità in linea coi propri interessi. Anche la figura del tutor aziendale è vista come cruciale, ma solo il 40% è stato assistito con regolarità, mentre il 30% non lo ha mai conosciuto. Per quanto riguarda la sicurezza, un 20% ha dichiarato di temere di sentirsi in pericolo durante lo stage, ma la maggioranza (80%) ha affermato di essersi sentito al sicuro.
“Sull’alternanza scuola-lavoro peraltro – affermano Elisabetta Piccolotti e Franco Mari dell’Alleanza Verdi Sinistra – ci sono solo dati vecchi: l’Osservatorio nazionale sull’alternanza, istituito nel 2018 per monitorare i dati dei Pcto, è durato cinque mesi e poi è stato abolito dal governo Conte 1º. I report del ministero dell’Istruzione sono invece fermi all’anno scolastico 2016/2017. È una situazione inaccettabile: il Parlamento non può – senza dati conoscitivi e ascolto del mondo della scuola – subire una riforma dei Pcto elaborata dal governo su questi presupposti fallaci. Per questo abbiamo inviato una lettera ai Presidenti delle Commissioni Istruzione e Lavoro della Camera dei Deputati per chiedere che vengano audite subito le istituzioni scolastiche, i sindacati e le organizzazioni studentesche.”
“Pretendiamo che il Parlamento sia coinvolto, soprattutto a fronte di un ministro, Valditara, che si rifiuta di vedere che la formazione dei lavoratori – concludono Piccolotti e Mari – è un compito delle imprese e del ministero del lavoro, e che la scuola invece ha quello di formare giovani intelligenze e trasferire competenze nell’ambiente protetto delle aule scolastiche.”
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