Home Attualità Pedagogisti ed Educatori: il ddl va bene, ma bisogna riconoscere anche Assistenti...

Pedagogisti ed Educatori: il ddl va bene, ma bisogna riconoscere anche Assistenti e Tiflologi

CONDIVIDI

Da pedagogista, saluto con grande favore la recente approvazione da parte del Senato della Repubblica del DDL n. 788 che, regolamentando quanto già disposto dalla Legge 205/17, istituisce l’Ordine professionale delle professioni pedagogiche ed educative.

Si tratta di un riconoscimento atteso da decenni, che sancisce il ruolo fondamentale di pedagogisti ed educatori socio-pedagogici nella società.
Sull’onda lunga di tale conquista legislativa, chi scrive è convinto più che mai che il predetto DDL possa rappresentare l’occasione “buona e giusta” per procedere senza più indugi con il “sacrosanto” e civilissimo riconoscimento anche del profilo delle altrettante indispensabili e “strategiche” figure educative dell’Assistente all’autonomia e alla comunicazione, come tra l’altro previsto dall’art 3 del Dlgs 66/17, e, per gli alunni con disabilità visiva, del tiflologo.

Infatti, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e i tiflologi, nell’attuale congiuntura caratterizzata dalla diffusa fragilità ed emergenza educativa ed in virtù della loro mission specialistica, non possono più permettersi il lusso di essere ignari delle nozioni più attuali di pedagogia e didattica speciale e la loro formazione non può restare affidata al caso o all’autoformazione rapportata a un’offerta sporadica e spesso d’incerta matrice che non assicura loro stabilità occupazionali ed economiche.

Proprio per tale motivo, lo scrivente, quale a suo tempo già direttore scientifico nazionale dell’IRIFOR (l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI), su proposta del suo predecessore, il compianto Luciano Paschetta, aveva ipotizzato la sottoscrizione di convenzioni tra esso e le Università italiane eventualmente interessate, per sortire lo storico traguardo dell’attivazione di Master Universitari di Primo Livello per Educatori all’autonomia e alla comunicazione per persone con disabilità sensoriale e di Secondo Livello per Pedagogisti esperti in scienze tiflologiche. Il mio auspicio è che quella “lungimirante” proposta formativa possa rappresentare un modello nazionale da esportare all’intero mondo scientifico e a tutti i principali Atenei del nostro Paese.

Ma per avere una loro “spendibilità” in termini occupazionali, occorre che tali due figure siano riconosciute dal sistema.
Proprio per tale motivo, bisogna non confondere i nostri interlocutori politici e del mondo scientifico, proponendo denominazioni che non siano né “aleatorie”, nè poco organiche al presente sistema educativo e formativo italiano.
Ecco perchè è fondamentale che la proposta del riconoscimento delle due figure educative dell’Educatore alla comunicazione e del Pedagogista esperto in scienze tiflologiche, anche e soprattutto dal punto di vista nominale, oltre che naturalmente dal punto di vista formativo, sia compatibile ed omogenea con quella della Legge 205/17 e, in special modo, con quella del DDL 788 approvato definitivamente di recente dal Senato, dovendosi incardinare perfettamente al suo interno e con la sua previsione di istituire le figure dell’Educatore socio-pedagogico e del Pedagogista. Forse chissà, in siffatto modo, potremmo ritrovare quell’autorevolezza scientifica che in questi decenni ci è mancata, facendo entrare la Tiflologia a pieno titolo all’interno delle aule universitarie ed ottenendo un’apposita laurea specialistica in “Scienze tiflologiche”.
Al riguardo, rivolgo un appello accorato al Presidente della FISH Vincenzo Falabella e al mondo della politica, affinchè recepiscano tale mia proposta e facciano si che il “sogno proibito” di un’inclusione davvero di qualità, garantita dall’intero contesto e non solo dal docente per il sostegno, possa diventare finalmente realtà.

Sottolineare oggi l’importanza dell’Educatore alla comunicazione e del Pedagogista esperto in scienze tiflologiche, infatti, significa riaffermare e riproporre finalmente la necessità della specificità tiflologica per un proficuo processo di inclusione degli allievi minorati della vista del Terzo Millennio.