Home Archivio storico 1998-2013 Attività parlamentare Per il 94% dei genitori i figli sono potenzialmente esposti alla minaccia...

Per il 94% dei genitori i figli sono potenzialmente esposti alla minaccia di abusi e 1 minore su 3 è a conoscenza di episodi subiti da coetanei

CONDIVIDI

L’inchiesta è stata realizzata da Ipsos per l’Organizzazione, e dove appare chiaro che per quasi 1 adolescente su 2 tra le principali minacce ci sarebbe la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, tra i luoghi frequentati più a rischio centri sportivi (40%), scuola (31%), oratori e parrocchie (29%).
Save the Children propone a istituzioni, associazioni e organizzazioni l’adozione di un sistema specifico di tutela, che secondo 1/3 di genitori e adolescenti è oggi assente o non conosciuta nei luoghi vissuti da questi ultimi.
Il 94% dei genitori italiani è consapevole del rischio che i propri figli minorenni possano essere oggetto di comportamenti inappropriati o di abusi1 da parte degli adulti negli ambienti organizzati dove i minori trascorrono la gran parte del loro tempo diurno al di fuori delle mura domestiche. Per i genitori, i luoghi maggiormente a rischio sono i centri sportivi (43%, dato che si assesta al 40% per i ragazzi), seguiti da oratori e parrocchie (39%, contro il 29% per i ragazzi), e dalla scuola (38%, che diventa 31% per i minori), ma anche gli altri contesti come centri aggregativi, ludico-ricreativi e associativi sono considerati come luoghi potenzialmente non sicuri da questo punto di vista.
Che gli adulti, con un loro comportamento inappropriato o abusivo, possano far sentire insicuri i ragazzi, è una realtà purtroppo confermata da più di 1 adolescente su 3 (36%), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (7%).
Tra i genitori, solo il 23% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati rispetto agli adulti nei luoghi di attività o svago frequentati, per il 59% ci si ferma alla sola sufficienza, mentre il 16% è convinto che di fatto la tutela sia insufficiente o totalmente assente.
Accolta la proposta di Save the Children sulla necessità di diffondere, promuovere e adottare nei diversi ambienti pubblici e privati frequentati da bambine, bambini e adolescenti, un sistema specifico di tutela, che preveda la dotazione di codici di condotta e di semplici procedure per la segnalazione di abusi o di comportamenti scorretti.
Ma quali sono i comportamenti considerati abusanti o inappropriati degli adulti nei confronti dei minori?
Per i ragazzi, spicca la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, mai accettabile per il 93% di loro, seguita dall’utilizzo di minacce o ricatti per ottenere qualcosa (92%), e dalla discriminazione in base all’etnia e alle origini (91%), mentre l’utilizzo di parole forti o parolacce, così come dare uno scappellotto o strattonare energicamente, rappresentano comportamenti ai quali sembrano essersi abituati: quasi la metà degli intervistati li considera accettabili (rispettivamente 47% e 48%), evidenziando così un deterioramento del linguaggio fisico e verbale tra adulti e minori.
Altro segnale rilevante riguarda alcune azioni gravemente discriminatorie, come criticare o ridicolizzare comportamento e aspetto (19%), preferenze sessuali (23%) o fede religiosa (28%).
In testa alla lista dei genitori c’è invece l’induzione all’utilizzo di sostanze proibite o vietate per l’età del ragazzo (92%), come di quelle utilizzate per migliorare la prestazione fisica o mentale (90%), ma viene stigmatizzata anche l’offesa delle origini o dell’etnia (90%), oltre ovviamente alla pretesa o imposizione di rapporti fisici (90%).
Se si chiede quali di questi comportamenti siano un rischio reale, 1 adolescente su 2 indica la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati (45%), la promessa di favori in cambio di qualcosa (45%) e la discriminazione in base all’aspetto o al comportamento. Particolarmente di rilievo il fatto che 1 ragazzo su 3 pensa che si possa essere discriminati, dagli adulti di riferimento nei contesti extrafamiliari frequentati abitualmente, a causa delle preferenze sessuali.
Segnalazione dell’abuso
Gran parte dei genitori (95%) e dei figli (87%) ritengono che un caso di abuso più o meno grave vada segnalato, ma 1 genitore su 3 pensa che ci vorrebbero figure terze a cui rivolgere l’allerta (esigenza riconosciuta anche dal 28% dei ragazzi), o procedure precise su come farlo (17%). Tuttavia il 31% dei ragazzi teme la possibilità di scatenare una caccia alle streghe e invoca cautela, opzione condivisa dal 37% dei genitori, seguito da un 28% che pensa andrebbe segnalato comunque anche in assenza di un’assoluta certezza (29% tra gli adulti), nonché un 12 % che invece la ritiene indispensabile per poter agire.
Quando si tratta però di identificare chi sarebbe il destinatario dell’allerta, emergono timori e contraddizioni. Gran parte dei genitori (61%), si immagina destinatario della prima segnalazione da parte dei figli, che invece in prevalenza (73%) lo confiderebbero ad un amico mentre solo 1 su 3 si rivolgerebbe ai propri genitori. Importante sottolineare come gli adulti di riferimento nei vari ambiti non godano di grande fiducia, visto che non costituiscono un riferimento valido per quasi 4 ragazzi su 5, con il picco negativo del personale scolastico (solo il 17% dei ragazzi si rivolgerebbe a preside, insegnanti, o psicologo della scuola), ma anche il sacerdote responsabile di una parrocchia o oratorio verrebbe informato solo dal 20%, poco meglio per educatori, allenatori o responsabili dei centri sportivi o ricreativi (22%).
La maggioranza dei ragazzi (60%) e dei genitori (66%), infatti, non sa dire che cosa gli adulti di riferimento farebbero una volta messi a conoscenza, sottolineando che dipende molto dal singolo che potrebbe dar seguito o meno alla segnalazione ricevuta, e quasi 1 adolescente su 10 (8%) ritiene che la segnalazione rimarrebbe “lettera morta”, per salvaguardare il posto di lavoro o l’istituzione, struttura, associazione o società in questione.
Il sistema di tutela dei minori
L’esigenza e l’opportunità di un sistema specifico di tutela per i minori è ampiamente confermata sia dai ragazzi (86%) che dai genitori (97%), e per entrambe le categorie dovrebbe anche essere resa obbligatoria. Un sentimento probabilmente ispirato dalle enormi carenze in proposito evidenziate in tutti gli ambienti, a partire dalla scuola, dove secondo il 43% dei genitori e il 57% dei ragazzi una policy non esiste, ma peggio va ai luoghi dello sport organizzato (rispettivamente 75% e 73%), ad oratori e parrocchie (84% e 87%), e ai vari centri ludico-ricreativi (91% e 90%). Ancora più significativo il fatto che 1/3 di genitori e ragazzi dichiara non di non sapere dell’esistenza di un sistema di tutela in nessuno di questi luoghi, cosa che potrebbe implicare sia la sua inesistenza che la sua inefficacia.
Con la presentazione della Policy che Save the Children e i suoi partner hanno adottato, vogliamo espressamente chiedere alle istituzioni, laiche e religiose, e alle altre organizzazioni di fare la loro parte:
◦ chiediamo al Ministro dell’Istruzione di elaborare e adottare al più presto un Codice di Condotta rispetto alla tutela dei minori ,conosciuto e sottoscritto da tutti gli insegnanti e dal personale non docente che operano all’interno della scuola, includendo una formazione specifica nelle attività di aggiornamento e, in particolare, prevedere l’adozione di un sistema di segnalazione e risposta del sospetto di abuso che individui, tra le altre cose, una figura all’interno degli istituti che possa fungere da persona di riferimento che goda della fiducia di alunni e genitori;
◦ chiediamo al Ministro dello Sport di intervenire presso il CONI al fine di concertare azioni dirette a sollecitare le singole Federazioni sportive ad agire in modo preventivo attraverso la formazione, sensibilizzazione e informazione dei propri operatori che lavorano a contatto con i minori e la predisposizione di un adeguato sistema di segnalazione e risposta;
◦ chiediamo alle altre organizzazioni, laiche e religiose, di attivarsi da subito per prevedere proprie linee guida a tutela dei bambini, bambine e adolescenti con i quali lavorano, e intraprendere su queste percorsi di informazione e sensibilizzazione dei propri operatori e dei minori e delle loro famiglie al fine di far conoscere i rischi e le modalità per prevenirli efficacemente a partire dalla creazione di un sistema di segnalazione e risposta.