Home Politica scolastica Pino Turi: i docenti meritavano ben altro

Pino Turi: i docenti meritavano ben altro

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Pino Turi, eletto segretario nazionale Uil Scuola, dopo il lungo mandato di Di Menna, traccia a ‘La Tecnica della Scuola’ le linee guida del suo imepgno sindacale nel segno della continuità di azione con la passata gestione. 

 

Massimo Di Menna, dopo 17 anni di indiscutibili successi, ha dunque lasciato la carica di indiscusso leader della Uil Scuola. Anche se continuerà ad operare per il sindacato, l’organizzazione Confederale dovrà ora trovare al suo interno elementi e un’organizzazione che garantiscano altrettanta competenza e lungimiranza. Molto dipenderà dal suo successore, Pino Turi, eletto pochi giorni fa, il 15 luglio, nel corso del Congresso nazionale.  Anche Turi può contare su diversi anni di militanza sindacale alle spalle, gli ultimi dei quali nella veste di segretario organizzativo con funzione vicaria.

Per conoscerlo meglio, per capire quale sarà la linea della sua azione, lo abbiamo intervistato per il nostro portale.

 

Pino Turi, prima di tutto auguri per il suo nuovo importante ruolo sindacale. Lei arriva a capo della Uil Scuola dopo il lungo e positivo impegno di Massimo Di Menna: lo sa che si è preso una bella responsabilità?

Ne sono consapevole, ma il cambio della guardia tra me e Di Menna è stato programmato, fin dal Congresso di Torino, al più è stato velocizzato dall’elezione nel C.d.A di Unipol di Massimo. Non è frutto di improvvisazione.

 

Il giorno della sua elezione a segretario generale, al Congresso nazionale ha parlato di cambiamento frutto della “programmazione e del lavoro collegiale”: significa che lavorerà più sul confermare le certezze che ha trovato e meno nell’imporre novità?

Nel giorno della mia elezione, non mi sono limitato ad un intervento di circostanza, ma ho voluto dare una chiara e sintetica “bussola” ai componenti del Consiglio nazionale che mi hanno eletto, per continuare sul cammino intrapreso e dare continuità all’azione sindacale UIL Scuola di questi anni. Un lavoro di squadra con un’attività collegiale che continua, sia pure con lo stile che mi contraddistingue che, sempre che si tratti di novità, è quello di orientare l’asse dell’azione sindacale della UIL Scuola direttamente nelle scuole.  Continuerò, anzi, moltiplicherò tutto quello che potrà migliorare la rappresentanza degli iscritti, i quali si aspettano che il proprio sindacato gli indichi la strada. Ecco il perché della bussola.

 

Però, se il suo sindacato non dovesse riuscire a continuare ad incrementare iscritti, gli occhi saranno puntati su di lei. Non crede?

La mia elezione a segretario generale porta in sé una responsabilità diversa e più gravosa di quella precedente. E gli occhi puntati su di me, mi consentiranno di commettere meno errori possibili. L’incremento degli iscritti, è uno dei “punti cardinali” della bussola. Chi ha esercitato il ruolo di segretario organizzativo per tanti anni, conosce esattamente il valore dei numeri e degli iscritti. Non crede?

 

Arriva a capo del terzo sindacato scolastico italiano in un momento delicato: nei giorni in cui la riforma “La Buona Scuola” è diventata legge dello Stato.

E’ una bella responsabilità ed una sfida in un quadro di riferimento inedito, che va accettata in termini di strada da seguire. Torna sempre la bussola, come vede. La riforma è legge dello Stato e non vi è dubbio: solo che è stata approvata, senza un dibattito parlamentare, in grado di fare scelte condivise e senza alcun confronto che fosse tale, con i lavoratori. In sostanza, non è la prima e ci augureremmo che sia l’ultima, fa parte delle riforme a ‘consenso forzato’ (fiducia) in Parlamento e con una bassissima condivisione nel paese reale. Si è voluto scegliere il delicato terreno della scuola, per attivare uno scontro politico che, invece, dovrebbe garantire tutti, cercando con pazienza il massimo del coinvolgimento degli schieramenti politici, come se si trattasse di riforme costituzionali. Non è stato fatto e, a nostro giudizio, è un errore che la politica ed il partito di maggioranza che lo sorregge, rischia di pagare a caro prezzo.

 

La sua stessa organizzazione ha ammesso che la distanza di vedute, rispetto al Governo, è così alta che occorrerà attuare una strategia anomala: quella dei ricorsi. Ma della vecchia concertazione non è rimasto proprio nulla?

I ricorsi sono l’effetto di tali scelte sbagliate e noi non possiamo che perseguirli se non ci sono altri mezzi per tutelare i diritti dei lavoratori: sono il sintomo degli errori della politica e sarebbe interesse loro porvi rimedio. Certo, vi è una frattura tra il Governo e il personale della scuola: sarebbe compito diretto del segretario del partito di maggioranza provare a sanarla. Non si vuole rispolverare la concertazione, che ormai è strumento del passato. Un sindacato laico e riformista come la UIL Scuola, non guarda al passato, ma al presente ed al futuro per capire dove andare. Come vede, ritorna la bussola.

 

Non teme che il rinnovo del contratto possa ulteriormente “sgonfiare” il ruolo del sindacato e delle Rsu nelle scuole?

Il rinnovo del contratto, che è diventato un obbligo a causa di una sentenza della Corte Costituzionale, pone un tema centrale: il rispetto delle regole, che vale per tutti, anche per il Governo. Ci auriamo, però, che non su pensi ad un mero adempimento burocratico. In ogni caso, l’apertura delle trattative è sempre un momento di confronto positivo per i lavoratori. Noi non firmeremo un contratto pur che sia, ma uno che sia utile per i lavoratori e ne riconosca i diritti. Vede, aggiungo anche i doveri. È il Governo che pensa di fare da solo, noi abbiamo la cultura del confronto e del definire regole condivise, per far funzionare la scuola e il Paese. Proprio nei momenti di crisi, occorre assumersi le responsabilità e la sede contrattuale ne rappresenta il momento di sintesi migliore. Le RSU sono l’elemento di democrazia sindacalerappresentano i lavoratori, i loro interessi e i loro bisogni. Tutti elementi che non possono che trovare le rispettive sintesi nei contratti decentrati: sarebbero il migliore e più moderno strumento di check and balances, all’interno della scuola.

 

L’ultima domanda è per il Sud, da dove lei viene e per il quale ha speso già parole di attenzione: perché nel 2015 rimane ancora così alto il gap formativo e di abbandoni rispetto alle scuole del Centro-Nord?

Sono convito che il Sud sia una opportunità per lo sviluppo del Paese, solo se fossero liberate le energie che possiede. La scuola è una di queste. Le classifiche tecnocratiche di specie non mi convincono, perché prescindono dalle persone, gli apprendimenti non sono che un elemento; è l’ambiente socio economico che ne determina le performance. La riforma a mio parere, queste risorse le soffoca in derive burocratiche, sottrae ruolo e prestigio ai docenti per spostarli sulla gestione. Trasformare i docenti in impiegati è un tragico errore, a cui occorre porre rimedio.

A proposito di Sud, è proprio il nuovo Governatore della Puglia, Michele Emiliano, peraltro dello stesso partito del premier, che invoca una nuova fase di concertazione con le forze sociali per superare la crisi. Una concertazioneper aprire nuovi orizzonti ad una politica in serio affanno. In questo, il Sud sembra più determinato del resto del Paese, nel rivendicare quel “cambio di passo”, che, ad ora, si è tradotto, semplicemente, in una dialettica verbosa ed inconcludente. Si chiariscano al loro interno: la UIL è pronta.