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Pluriclassi, problematiche per i docenti? Chi fa questo lavoro con passione sa che sono migliori di quelle tradizionali

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Leggo l’articolo “calo demografico, una scuola avrà solo 26 bambini… allarme pedagogico per i docenti…” e dissento totalmente da quanto scritto nel titolo. E’ chiaro che chi scrive la parola “allarme” non ha mai davvero lavorato in una scuola comprensiva.

Il vero allarme è la chiusura delle piccole scuole e l’accorpamento degli studenti nelle scuole iperaffollate dei centri urbani più grossi.

Vorrei spiegare con parole semplici per quanti ancora non l’hanno capito che:

  1. le scuole di montagna chiudono perchè “troppo costoso gestirle se non ci sono abbastanza bambini”, poi però non si fa i conti con quanto ci costa avere studenti sempre più ignoranti, quanto ci costa una società di disadattati che arrivano dalle classi pollaio? Perchè nelle classi pollaio NON SI IMPARA NIENTE, quando i governanti se lo metteranno in testa? Adottate tutti i metodi che volete, finlandese, peruviano, cinese, ma se i numeri superano i 16 alunni per classe e non ci sono docenti in compresenza è inutile far lezione, capiranno e apprenderanno solo coloro che hanno famiglie che li seguono assiduamente nei progressi scolastici. I numeri minimi per legge sono assolutamente orribili, 25, 27 alunni, ma stiamo scherzando? Con queste classi non si riesce a seguire veramente tutti i ragazzi, ognuno con esigenze, problematiche e peculiarità che l’insegnante dovrebbe seguire passo passo per garantire la comprensione degli argomenti e la crescita emotiva. Qualunque altro argomento dei signori pedagogisti e dei signori politici, dalla flipped classroom al peer to peer, dalla DADA ai docenti tutor, è aria fritta se i numeri superano il 16/18 studenti per classe. C’è il calo demografico? Bene, manteniamo aperte tutte le scuole piccole, riapriamo quelle chiuse negli ultimi anni, lasciamo scuole con pochissimi alunni e la didattica e di conseguenza la società se ne avvantaggerà subito.
  2. I docenti avrebbero un problema pedagogico perchè ci sono alunni di diversa età nella stessa classe? Veramente è una scusa solo di quei docenti che non hanno voglia di lavorare. Chi invece fa questo mestiere per passione, trova che le pluriclassi siano stimolanti, e si ottengono risultati DI GRAN LUNGA MIGLIORI che nelle classi “tradizionali”. Anzi, per i docenti lavorare in piccole classi, anche con età diverse, è meno stressante che avere classi affollate dove tutti urlano e non si riesce a finire uno straccio di programma. Nelle pluriclassi i bambini più grandi si RESPONSABILIZZANO perchè aiutano i più piccoli, durante l’alternanza di lavori da un gruppo all’altro, il gruppo che non è seguito dall’insegnante impara a lavorare in AUTONOMIA, e i numeri piccoli permettono davvero all’insegnante di PERSONALIZZARE la didattica adattandola alle esigenze di ogni alunno. I numeri bassi inoltre contribuiscono anche a una maggior EDUCAZIONE, si lavora nel silenzio e nella tranquillità, e non si verificano quasi mai atti di bullismo, che comunque vengono individuati subito e fermati sul nascere. Personalmente ho lavorato in una scuola secondaria di I grado con pluriclassi e lì ho portato a termine progetti complessi e interessanti che non è assolutamente possibile svolgere nelle classi cosiddette normali. E come madre ho iscritto i miei figli in una scuola primaria con solo 21 alunni in tutto, le singole classi variavano dai 3 ai 9 alunni, e le maestre hanno potuto realizzare lavori incredibili, che non vedo assolutamente svolgersi nelle scuole primarie di città. E i bambini usciti da questa piccola scuola sono PIU’ PREPARATI di tutte le altre scuole tradizionali.
  3. Qualunque persona competente in fatto di territorio sa che lo spopolamento della montagna è un grande problema per la salute dei territori di pianura. Per evitare tale spopolamento è necessario, scusate l’ovvietà, mantenere i servizi essenziali, e la scuola tra questi. In che modo lo Stato pensa di risparmiare, chiudendo le piccole scuole di montagna (nonché gli ospedali), se poi in conseguenza di queste chiusure la gente abbandona i paesini e non mantiene i boschi, i torrenti, e tutto ciò che impedisce gravi dissesti in pianura, con perdite economiche altissime? – nonché rischi per la sicurezza delle persone.

Volete una scuola che funzioni? Torniamo a dare importanza alle CONOSCENZE, invece di blaterare di soft skills, mettiamo in ogni classe due docenti in compresenza per permettere all’occorrenza di suddividere la classe per livelli di competenza acquisita, riduciamo i numeri a un massimo di 16 per classe e teniamo aperte le scuole piccole. Qualunque altro dibattito è sterile, dettato da ignoranza o ipocrisia.

Sara Alonzi


Ci permettiamo una osservazione a firma del vicedirettore Reginaldo Palermo, sulla interessante lettera della nostra lettrice.

Il problema che pone la lettrice è di estremo interesse e lo sarà sempre di più in futuro.
Il calo demografico sta infatti incidendo in modo drammatico sulla formazione delle classi soprattutto nelle scuole primarie e della secondaria di primo grado.
E non mancano problemi seri anche nelle scuole dell’infanzia, in particolare nelle aree più periferiche dove non sempre si riesce ad avere il numero minimo di bambini per tenere aperta una scuola.
Il caso delle scuole di piccoli comuni collocati in aree disagiate (piccole isole, montagna, vallate alpine o appenniniche) va assolutamente tenuto nella dovuta considerazione.
Per quanto riguarda le primarie, su cui la lettrice si sofferma, vale certamente la pena riflettere sulle considerazioni pedagogiche, organizzative e didattiche messe in evidenza.
Ma ci sono alcuni aspetti da non sottovalutare: il calo demografico sta creando situazioni complesse anche in cittadine di non proprio piccolissime, a causa del fatto che in taluni casi non si riesce a formare una classe prima e si formano pluriclassi “improbabili” (5 alunni di prima e 10 alunni di quarta, per esempio).
Il problema delle pluriclassi va quindi affrontato, mi pare, facendo le distinzioni del caso, se davvero vogliamo adottare soluzioni adeguate e “su misura”.