Home Precari Precariato: il “piano Pittoni” per il prossimo anno prevede 150mila assunzioni

Precariato: il “piano Pittoni” per il prossimo anno prevede 150mila assunzioni

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Nel corso dell’intervento svolto al Senato dopo l’audizione della ministra Azzolina, Mario Pittoni, senatore della Lega e presidente della Commissione Cultura, ha tenuto a sottolineare i diversi problemi che bisogna affrontare al più presto per garantire l’avvio del prossimo anno scolastico.
Questa, in sintesi, la soluzione proposta da Pittoni: “Bisogna stabilizzare coloro che possiedono il requisito di servizio precario in scuole statali previsto dalla normativa comunitaria, facendo riferimento al periodo di servizio già prestato e ai titoli culturali e professionali posseduti. Tale personale, una volta immesso in ruolo, nell’anno di prova dovrà frequentare, con oneri a carico dello Stato, un corso accademico abbreviato finalizzato al conseguimento dell’abilitazione”.
“Se in questa prima fase non tutti potranno conseguire la nomina in ruolo per insufficiente disponibilità di posti – aggiunge Pittoni – si potrà, in applicazione di quanto previsto dalla legge 159/2019, offrire ai non nominati l’inserimento in coda, a domanda, nelle stesse graduatorie di altra regione”.
Una soluzione Pittoni ce l’ha anche per i docenti di sostegno: “Relativamente ai posti di sostegno vacanti e disponibili di sostegno, sarebbe opportuno procedere parallelamente, immettendo in ruolo prioritariamente – una volta esaurite le graduatorie ordinarie – chi è in possesso di abilitazione, titolo di specializzazione e ha svolto complessivamente almeno tre anni di servizio nelle scuole statali”.
“A seguire – prosegue il senatore della Lega – chi non è abilitato ma è in possesso del titolo di specializzazione e ha svolto complessivamente almeno tre anni di servizio nelle scuole statali (potrà conseguire l’abilitazione durante l’anno di prova, frequentando appositi corsi abbreviati) e coloro che sono abilitati, ma non in possesso del titolo di specializzazione, e hanno svolto almeno un anno di servizio sul sostegno e complessivamente tre anni nelle scuole statali (pure loro potranno conseguire il titolo di specializzazione durante l’anno di prova previa frequenza di un percorso formativo abbreviato)”.
E non è finita qui, perché, se le proposte di Pittoni fossero ascoltate e accolte, ci sarebbe una “infornata” di precari di portata a dir poco storica, quasi certamente intorno alle 150mila unità.
Afferma infatti il senatore: “Sarebbe inoltre opportuno consentire a chi ha prestato servizio lo stesso numero di anni nelle istituzioni scolastiche paritarie o viene assunto dal 1° settembre 2020 e ha la stessa anzianità, di partecipare – con oneri a proprio carico – a un percorso accademico abbreviato finalizzato al conseguimento dell’abilitazione. Allo stesso percorso sarebbe il caso di ammettere – sempre con oneri a proprio carico – sia coloro che pur inseriti nella graduatoria finalizzata all’immissione in ruolo siano ancora precari per carenza di posti disponibili, sia dottori e dottorandi di ricerca inseriti nelle graduatorie di terza fascia e in possesso dei 24 CFU previsti dalla legge”.
“E perché non ammettere a tali corsi anche i docenti di ruolo in possesso di idoneo titolo di studio per aspirare al passaggio di ruolo, ma ancora sprovvisti di abilitazione?” conclude Pittoni che fa ancora una chiosa finale: “Indispensabile, infine, attivare un percorso universitario di specializzazione per il sostegno senza selezione in ingresso – con oneri a carico degli interessati – riservato a docenti di ruolo e non di ruolo che abbiano prestato servizio, senza titolo di specializzazione, per almeno un anno su posti di sostegno”.
Va anche detto che Pittoni ha colto l’occasione per fare un riferimento all’Ordinanza ministeriale sulla mobilità “che – ha detto – va ripensata dopo un confronto con le forze sindacali, l’altro soggetto firmatario del contratto sulla mobilità”.
“Il provvedimento – sostiene Pittoni – è contrario allo spirito e alla lettera delle norme straordinarie per il contenimento dell’epidemia di coronavirus. È vero che, essendo la procedura informatizzata, gli interessati possono trasmettere la domanda da casa.
Il problema è la compilazione: il contatto con gli uffici di consulenza è indispensabile per decine di migliaia di lavoratori della scuola, onde districarsi in un quadro normativo complesso e variegato; né gli interessati possono essere in possesso di dati fondamentali per la scelta come gli aggiornamenti su pensionamenti e posti rimasti vacanti dopo le operazioni di nomina in ruolo relative all’anno scolastico in corso, consultabili solo negli uffici territoriali del ministero dell’Istruzione o nelle sedi delle organizzazioni sindacali. Cioè con spostamenti dalla propria abitazione degli interessati che non è proprio il momento di incentivare”.