Emergono nuovi, inquietanti, dettagli sul modus operandi di Daniela Lo Verde, la preside dell’istituto comprensivo G. Falcone di Palermo nota per il suo impegno contro la mafia, posta agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e peculato.
Come riporta PalermoToday, dopo che la dirigente e il suo vice hanno fatto scena muta all’interrogatorio di garanzia il Gip avrebbe deciso di approfondire il tema dei compensi che sarebbero stati incassati in relazione al numero di alunni partecipanti ai progetti Pon. Com’è noto, le firme degli alunni sarebbero state falsificate per gonfiare le cifre.
“Quindi noi abbiamo ‘appizzato’ (sprecato) 1.045 euro!”, così diceva, secondo le intercettazioni, la preside Lo Verde riferendosi ad un presunto mancato introito riservato ai dirigenti scolastici nell’attuazione dei Pon. “La mancata partecipazione degli studenti inciderebbe in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi stanziati per ciascun Pon destinati ai dirigenti degli istituti”, scrive il giudice.
La dirigente scolastica si sarebbe arrabbiata con un’insegnante che avrebbe contato un numero di partecipanti ai corsi minore rispetto a quanto da lei desiderato: “Infatti la R… non ne ha messi sempre 9? Sempre 9 ne ha messi, quindi 11… per 3,33, per 3,47 quanto fa? Fa 114 euro per 10 incontri, fa 1.045 euro… Quindi noi abbiamo appizzato 1.045 euro! Grazie alla R…!”. Le indagini, ovviamente, proseguono.
L’avvocato di Lo Verde, Ninni Reina, ha precisato che la scelta di stare in silenzio davanti al Gip “non è un modo per sottrarsi alle domande dei magistrati”, ma un modo per avere il tempo di leggere gli atti e poter fornire una spiegazione alle varie contestazioni e per poter chiarire la posizione della preside.
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