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Preside arrestata, sequestrati iPhone a casa dei figli di Daniela Lo Verde: erano stati comprati con fondi destinati alla scuola

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Emergono altri tasselli nella vicenda giudiziaria relativa a Daniela Lo Verde, la preside antimafia dell’istituto Falcone di Palermo che è stata arrestata per peculato e corruzione. A quanto pare è stato dimostrato dagli inquirenti che alcuni dispositivi elettronici presenti a casa dei parenti della dirigente scolastica sono stati acquistati con i fondi destinati alla scuola.

A riportarlo è il giornale locale LiveSicilia. I carabinieri, è notizia di oggi, 19 maggio, hanno trovato e sequestrato tre iPhone e un MacBook alle figlie della Lo Verde comprati con i soldi dell’Unione Europea destinati all’istituto dello zen di Palermo.

L’ex preside aveva quindi dato i tre cellulari e il pc alle figlie, alla cui porta di casa hanno bussato i militari con un mandato di perquisizione firmati dai pubblici ministeri della Procura europea Calogero Ferrara ed Amelia Luise. Gli investigatori hanno confrontato la bolla di consegna dei cellulari e del computer consegnati alla scuola. I codici Imei corrispondevano agli apparecchi trovati ai parenti di Lo Verde.

Le intercettazioni

Si tratta solo di una conferma di quanto già emerso dalle intercettazioni che hanno inchiodato la dirigente scolastica: “ma v*******o questo è 13… lo vuoi tu? Te lo prendi tu”, diceva il vicepreside Agosta. “A Roberta lo devo dare… guarda come ci rimane male? Peggio di un bambino è…”.

E lui: “Certo che ci rimango male… Io non volevo questo, io il Pro avevo detto… ma che c***o vuole fare fa… ma ”. Lo Verde insisteva: “E per questo ti dico, diglielo, le dici: ‘Sì ma non c’era il Pro precedente a questi due?’ scrivici così, così poi ce lo togliamo di mezzo… Ti ricordi che non c’era Rosa e allora Alessandra se l’è scelto rosso? E poi dobbiamo prendere il mio e il tuo, anche perché il tuo l’hai già preso, siccome mi pare che ogni volta noi ci andiamo sotto…”. Ancora Agosta ridendo: “Uno tu quando te l’eri preso? Precedentemente giusto?” e lei: “Sì e l’ho dato a Manu”. Insomma, un vero e proprio modus operandi ben collaudato, una prassi. Nel frattempo si continua a indagare su 700 milioni di finanziamenti europei per i progetti della scuola.

Nuove accuse per la dirigente scolastica

Nel frattempo la vicenda giudiziaria relativa alla Lo Verde prosegue. Come riporta Ansa, lo scorso 12 maggio, il tribunale del Riesame di Palermo ha confermato gli arresti domiciliari per la preside della scuola dello zen. Si tratta di una decisione arrivata in tempi record, a poche ore dalla discussione delle parti, che accoglie l’istanza della Procura Europea e rigetta la richiesta di revoca della misura avanzata dai legali dei due indagati.

Secondo quanto riporta Il Giornale di Sicilia, inoltre, sono emersi ulteriori aspetti di cui la dirigente dovà rispondere. Questa avrebbe nominato la figlia responsabile del trattamento dei dati personali della scuola e avrebbe fatto iscrivere falsamente all’istituto Falcone dello Zen una parente disabile e la figlia del suo vice – che in realtà non avrebbero mai frequentato – per aumentare il numero degli studenti e avere più finanziamenti.

Altri docenti si sono fatti avanti

Nel frattempo la docente che ha denunciato quello che è sembrato essere un collaudato modus operandi della preside, almeno così dicono le intercettazioni, che non lavora più nell’istituto, è stata presa di mira da ignoti: la donna è stata minacciata per strada, da un uomo con il volto coperto a bordo di un monopattino, che le si è affiancato improvvisamente.

Dopo la notizia dell’esecuzione della misura cautelare a carico della Lo Verde e del suo vice sono molti gli insegnanti che si sono fatti avanti e hanno confermato ai pm della Procura Europea Amelia Luise e Gery Ferrara le irregolarità commesse dai due indagati. L’ex professoressa ha raccontato agli inquirenti di una “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”, scrisse il gip nella misura cautelare, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni. L’insegnante ha descritto la dirigente come “avvezza alla violazione delle regole”.