Didattica

Primaria, libri di lettura per alunni con schede didattiche finali: arriva “L’idea di nonna Bea”

Avvicinare alla lettura, con un racconto scritto in un linguaggio adatto all’età, e verificarne la comprensione, attraverso delle schede didattiche che stimolano il bambino a una attenta riflessione sul testo e a una rilettura dei capitoli che lo compongono: è il duplice scopo del racconto della psicologa Alessandra Muschella, incentrato su Anna e Marco, gemelli che, proprio come fanno tutti i fratelli della loro età, litigano.

La storia

Litigano per ogni cosa e sentono di odiarsi, con tutta l’intensità e la passione tipiche dei bambini di sette anni. Loro, i protagonisti del

I gemelli sono anche grandi ammiratori di nonna Bea, un’arzilla signora di mezza età, nota in famiglia per le sue idee geniali. E sarà proprio lei che, con una delle sue trovate, cambierà l’andamento delle cose che, a un certo punto, prenderanno una direzione inaspettata.

Il commento

“L’idea di nonna Bea” è una narrazione semplice ed efficace, adatta ad attrarre il giovane lettore che non farà fatica ad immedesimarsi in uno dei due pestiferi fratelli e che si lascerà catturare dall’incalzare degli eventi.

Sono quattordici le schede di approfondimento costruite dalla docente Giovanna Giarraffa, mentre la copertina e le illustrazioni interne sono state realizzate da Roberto Vetrano.

“L’idea di nonna Bea” rappresenta il libro di apertura della collana “Gli Aquiloni”, Edizioni Ex Libris, curata da Sara Favarò.

Il testo è stato presentato, il 12 maggio, al Salone del libro di Torino, nello stand FUIS: a farlo è stata Sara Favarò, autrice, scrittrice e giornalista, parlando delle due nuove collane editoriali rivolte all’infanzia e da lei dirette.

Altri volumi in arrivo

Il racconto “L’idea di nonna Bea”, come quelli che seguiranno, ha molteplici valenze.

In primo luogo si configura come una storia piacevole da leggere; aspetto che si aggiunge all’intento didattico di riflessione sulla lingua e, in modo più ampio, allo scopo di stimolare nel bambino la capacità di entrare in relazione con i propri stati d’animo e le proprie emozioni e, di conseguenza, a riconoscere quelle degli altri.

Quest’ultimo aspetto, tra l’altro, assume un’importanza strategica nella prevenzione del bullismo.

Alessandro Giuliani

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