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Prof “impallinata”, il vicepreside: “Non è vero che è stata lasciata sola. Non siamo una scuola buonista ma impegnativa”

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Si parla, ancora e più che mai, del caso della docente colpita da pallini provenienti da una pistola ad aria compressa lo scorso ottobre dai suoi alunni, in classe, durante la lezione, in una scuola di Rovigo. La docente ha più volte criticato l’operato della scuola nei suoi riguardi.

A difendersi è adesso, a Il Gazzettino, il vicepreside della scuola: “Dire che la scuola non ha fatto nulla e che la professoressa è stata lasciata sola, non corrisponde al vero. Nessuno ha sminuito l’episodio, di per sé gravissimo, e subito sono stati presi provvedimenti riguardo ai responsabili, mentre solidarietà e vicinanza è stata espressa alla docente dai colleghi”, ha esordito.

Secondo lui la scuola ha fatto il suo dovere: “Non possiamo essere d’accordo con la prof. C’è stata da subito vicinanza e preoccupazione per le sue condizioni. La docente era uscita in lacrime dall’aula, sono stato chiamato dal personale che era nell’atrio e per sottrarla alla curiosità, l’ho accompagnata nel mio ufficio, presente un’applicata di segreteria. Mi sono sincerato più volte delle sue condizioni e se preferisse andare a casa, quindi l’ho accompagnata dalla dirigente scolastica. Nessuno dei colleghi ha minimizzato l’episodio, anzi, e nel consiglio di classe straordinario convocato subito, sono stati decisi i cinque giorni di sospensione. Le manifestazioni di vicinanza e interessamento si sono ripetute nei giorni seguenti. L’istituto ha circa 140 docenti sui 200 dei vari indirizzi e a quanto mi risulta la prof ha avuto contatti e telefonate con molti di loro”.

E, a proposito del video del momento in cui la docente viene colpita: “Ero stato il primo a entrare nella classe dopo i fatti e avevo espressamente detto di cancellare eventuali riprese fatte. Purtroppo era già tardi. Il video era già stato condiviso”.

Il docente ha anche commentato la decisione di promuovere i responsabili del gesto, inizialmente con voti alti in condotta: “Non ero presente al consiglio di classe e quindi non mi esprimo sulle posizioni dei docenti, né sul rendimento o sulle valutazioni riguardo il percorso curriculare nonché rieducativo intrapreso dai responsabili del gesto, percorso comunque condiviso anche con il comitato studentesco. Forse sarebbe stata opportuna un po’ più di prudenza per evitare di dare un messaggio poco chiaro alle famiglie o all’esterno dell’istituto, come in effetti è avvenuto. Diversi genitori hanno contattato la scuola ed espresso perplessità sulle differenze di valutazione rispetto al voto in condotta più basso ricevuto dai propri figli frequentanti altre classi dello stesso istituto. In altre classi sono stati dati senza problemi dei 7 e degli 8 in condotta conseguenti a note, assenze, richiami o altro maturati durante l’anno scolastico. Nel caso della classe in oggetto, i docenti hanno deciso di valutare il percorso di recupero fatto nel secondo quadrimestre, ma sottolineo, non siamo una scuola buonista ma impegnativa, che ogni anno ha anche un alto numero di bocciati. Chi la sceglie pensando a un percorso scolastico più ‘facile’ rispetto ad altri istituti deve ricredersi e in caso di difficoltà, la psicologa di istituto è a disposizione di studenti, docenti e genitori”.

“Va detto che nelle linee guida per le valutazioni in sede di scrutinio finale non è indicato nessun obbligo di media tra il voto del primo e del secondo quadrimestre. Il consiglio di classe ha proceduto correttamente. Sarebbe certo auspicabile anche un aggiornamento delle linee guida per la valutazioni finali. In una società dove i comportamenti non sono ritenuti fondamentali, è senz’altro utile riportare il centro del patto educativo sul concetto di responsabilità”, ha aggiunto.

La scuola avrebbe agito in nome della privacy

Ecco cosa è successo nella scuola in questi mesi: “La situazione è stata molto pesante. Non abbiamo minimizzato né taciuto, ma fin dall’inizio la linea è stata quella di non entrare nelle polemiche e del riserbo nel rispetto della privacy dei studenti interessati, dei docenti e delle famiglie. Una linea decisa dalla dirigente scolastica per evitare l’esposizione mediatica. A mesi dai fatti, però, è stato deciso di fornire una versione ufficiale per far scendere il sipario su una vicenda che a indagini ancora in corso, ormai presta il fianco a speculazioni. Per la serenità di tutti si spera che la vicenda si chiuda senza ulteriori puntate, precisando che in caso contrario, la scuola è pronta a prendere misure opportune per tutelarsi e per tutelare i propri studenti”.

“Il clamore mediatico sta danneggiando soprattutto gli studenti delle classi superiori, ragazzi che si stanno approcciando al mondo del lavoro e che si vedono penalizzati dalla ‘fama’ attribuita alla loro scuola. La loro giusta reazione di rabbia è stata uno degli aspetti su cui abbiamo dovuto lavorare anche con la psicologa di istituto e con il comitato studentesco”, ha detto con amarezza.

“C’è e c’è stata massima attenzione per la vicenda, la docente e la sua professionalità rispettando la sua decisione di tornare in classe subito dopo l’episodio, così come per l’avvicendamento in cattedra con il docente di potenziamento”, ha concluso il vicepreside.