Home I lettori ci scrivono Proteggiamo la scuola statale italiana

Proteggiamo la scuola statale italiana

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Prime avvisaglie dai nuovi gestori del Ministero che vanno nella direzione opposta alle esigenze della Scuola Statale Italiana: emergono indicazioni guida di quella che sarà la proposta di scuola futura, scuola più povera di strutture, mezzi e strumenti (grazie ai finanziamenti ai privati) e con meno didattica, vista l’intenzione di ridurre di un anno il percorso formativo. Le motivazioni a tal riguardo sono risibili, non rispondono a esigenze didattiche ma, udite, udite, al sinistro slogan “così ci uniformiamo all’Europa”.

Conseguirà il taglio indiscriminato e umiliante di discipline, di argomenti e contenuti, data la impossibilità di compressione dei programmi di un quinquennio in un quadriennio.

Ci sarà da ridurre la spesa corrente? Nessun problema, si inizierà da Scuola e Sanità, fatti ovviamente salvi i finanziamenti alla sanità privata ed alla scuola privata.

Possiamo dire addio ai venti di rinnovamento con strutture e spazi didattici innovativi e nuove dotazioni tecnologiche laboratoriali.

Cambiano quindi le maggioranze ma, incredibile constatazione, le politiche scolastiche si perpetuano.

L’idea di questi signori, al di la delle parole (inclusi colpevolmente gli schieramenti che hanno perso le elezioni), è quella di impoverire la scuola statale e ridurre il servizio ai minimi essenziali; non quindi una Istituzione orientata alla formazione dell’individuo e alla scalata sociale, ma un sistema (eticamente inaccettabile) secondo cui i ragazzi possano essere avviati a 17 anni nel mondo del lavoro, funzionale al modello di società che lor signori immaginano.

Più si riduce il tempo scuola, più le menti e le coscienze saranno manipolabili.

L’istruzione da costoro, viene vista come un pericolo poiché alimenta lo spirito critico, stimola il confronto, la capacità di analisi e costruisce ciò che chiamiamo “democrazia”.

Da questi signori (variamente rappresentanti di gruppi politici e di potere), non ho mai sentito affermare e tradurre in modo operativo il principio della formazione costante e continua, con la Scuola al centro di questo processo.

La stessa Scuola come Istituzione dovrebbe accompagnare la vita dei ragazzi per tutti i cicli formativi, incluso un biennio universitario, ovviamente tutti gratuiti poiché i benefici che ne trarrebbe la società, attraverso la circolazione di idee, intuizioni e conoscenze, ripagherebbero abbondantemente i costi da sostenere.

Abbiamo bisogno dei nostri giovani, artefici dello sviluppo della Tecnica e delle Scienze, ma per supportare questo, occorre mettere al centro la Scuola, garantendo finanziamenti e spazi di apprendimento adeguati.  

Mi sembra molto chiaro da che parte dobbiamo stare.

Nel modello che lor signori vogliono imporre, sono manifesti gli elementi di pericolosità per la tenuta democratica della nostra scuola, con impronte dirigiste e atti di imperio, rammentando per onestà intellettuale che il processo di destrutturazione è iniziato da almeno un trentennio con provvedimenti e riforme che hanno minato il tessuto scolastico e il significato stesso di fare didattica e fare scuola ( riduzione dei tempi didattici, burocrazia, accorpamenti o chiusure di scuole e di classi, edifici cadenti, sicurezza ignorata, trasporti da terzo mondo e dispersione alle stelle) .

Nel frattempo il progetto di riduzione del tempo scuola (sempre al primo posto dell’agenda di qualsiasi politica) viene portato avanti in modo pervicace e per questo non meno inquietante, ignorando il fatto che “ non si tratta di cosa buona e giusta”.

Siamo tutti obbligati a riflettere su quanto sta accadendo; ma come si fa a concepire che adolescenti di 17-18 anni possano essere avviati al mondo del lavoro, invece di prevedere per loro un percorso formativo scolastico sino a 20 anni?

I ragazzi devono studiare, formarsi, aggiornarsi e prepararsi ad affrontare le problematiche che incontreranno nel mondo, ma devono farlo arricchendo il bagaglio di conoscenze e competenze, attraverso le attività intellettuali ed esperenziali che solo la scuola è in grado di proporre.

La conoscenza rende liberi, consente di ridurre le disuguaglianze e permette l’autodeterminazione, ma questo comporta investimenti per garantire dotazioni, strutture adeguate e infrastrutture efficienti.

Questi signori che riempiono i dibattiti televisivi su tematiche scolastiche (noto che non viene mai invitato un docente), sono gli stessi che non hanno idea di quali dinamiche si sviluppino in un’aula semplicemente perché in un’aula non ci sono mai entrati.

Sono gli stessi (bipartisan appassionatamente) che giustificano le classi pollaio (non meno di 27 affermano costoro), che negano il sostegno ai ragazzi bisognosi attraverso la formula del BES e DSA (così si risparmia su un docente), sono gli stessi che si sono inventati una materia ibrida come Educazione Civica (una vera aberrazione) pur di non remunerare un docente specifico per la disciplina; sono gli stessi, con contributo dell’opposizione, che hanno bloccato il contratto scuola

(e questo non lo chiede l’Europa, visti gli stipendi vergognosi dei docenti), ma son pronti ad abbracciare modelli scolastici estranei alla nostra tradizione.

Questi signori sono gli stessi che hanno ridotto il tempo scuola, portando le ore settimanali da 30 a 27 al biennio dei licei, e da 35 a 30 al triennio. Badate, sono gli stessi che hanno accorpato discipline fondamentali negli Istituti Tecnici, con pesanti riduzioni orarie e con grave danno formativo per i ragazzi e svilimento del percorso curricolare, tagliando inoltre risorse per 8 miliardi di euro e ingenerando in modo indiscriminato fusioni di classi e accorpamenti di Scuole.

Una classe dirigente non adeguata al governo del mondo scolastico, non può avanzare proposte inaccettabili e irricevibili, meno che mai quella dei Licei Quadriennali poiché l’unico obiettivo è tagliare la spesa, si perché per lor signori la formazione e la Scuola nel suo complesso sono una spesa, non un investimento.

Siamo ben lontani dalla buona regola del “Investire in sapere è saper investire”.

Si potrà sopportare un Ministro inadeguato al ruolo e che proporrà l’ennesima e non richiesta riforma?

Un profondo esame di coscienza si imporrebbe prima di accettare nomine di responsabilità in campo scolastico; se non si è in grado di operare, si faccia atto di rinuncia e la Scuola ringrazierà.

Questi politici non si rendono conto che la Scuola Statale Italiana è ancora una Istituzione seria, grazie all’impegno di tutti coloro che vivono quotidianamente la realtà scolastica e che alla Scuola, baluardo contro l’arroganza e la prepotenza, vogliono bene davvero.

Lettera firmata