Home Didattica Prove Invalsi: le modalità dei test vanno revisionate?

Prove Invalsi: le modalità dei test vanno revisionate?

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Come ha anticipato il nostro vice direttore Reginaldo Palermo, per racimolare fondi sulla scuola anche in Legge di Bilancio si starebbe puntando a provvedimenti a costo zero o a modifiche dello stato di cose in grado di fare recuperare qualche soldo. Nel calderone delle ipotesi ci sarebbe anche quella riguardante la revisione delle modalità delle prove Invalsi.

Periodicamente la polemica torna ad accendersi, con particolare forza in campagna elettorale. Solo qualche mese fa infatti Fratelli d’Italia proponeva la destituzione dell’Istituto di ricerca, considerato uno sperpero di denaro pubblico.Test inutili e costosissimi per continuare a sentire che nulla è cambiato”. Così sono state definite le prove Invalsi da Ella Bucalo, responsabile scuola di FdI, e Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione e al Merito.

Sul tema il vice direttore Palermo ha intervistato di recente Roberto Ricci, presidente dell’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico.

Quelle dell’Invalsi sarebbero rilevazioni che piacciono ai poteri forti, da Confindustria alle banche, mentre alle scuole non interessa nulla? “La cosa mi fa sorridere perché immaginare che facciamo l’interesse dei potei forti fa sorridere, ma rispondo con i dati. Il 29 di agosto l’Invalsi ha reso disponibile i dati delle rilevazioni del 2022. Dopo pochi giorni oltre l’80% delle scuole ha scaricato questi dati. Non è vero dunque che la scuola non se ne fa nulla”.

Ma in molti contestano: la dispersione c’è, la si vede anche senza gli scienziati dell’Invalsi. Come rispondere a questa argomentazione? “Questo non è un approccio costruttivo – osserva Roberto Ricci – perché i ragazzi che abbandonano la scuola o quelli che la concludono senza le competenze di base rappresentano un problema molto grave per il Paese, e non dobbiamo perderlo di vista. Quanto sia la dispersione lo sappiamo, è al 12,7%, ma quello di cui non dobbiamo perdere contezza è chi sono quei giovani che formano quel 12,7% perché dietro i numeri ci sono persone che vivono un’esclusione dalla società di oggi e da quella del futuro, ecco perché il monitoraggio è fondamentale. Dobbiamo aiutare in tutti i modi questi ragazzi. Dobbiamo discutere quali sono i modi migliori per aiutare queste persone piuttosto che fare polemiche sterili”.

A questo LINK l’intervista integrale.