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Quando fare i concorsi?

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Buongiorno a tutti, sono un docente precario che insegna da quasi quindici anni in diverse scuole secondarie di ogni ordine e grado sia in Italia che all’estero. Essendo in possesso di due abilitazioni non ho avuto difficoltà a trovare impiego, seppur spostandomi nei primi anni al nord, per poi far rientro in Umbria, dove attualmente insegno.

Ho avuto la possibilità di entrare di ruolo circa quattro anni fa ma poi per discussioni sopraggiunte con il dirigente scolastico, quest’ultimo è riuscito a non farmi passare l’anno di prova e nel frattempo ero decaduto anche dall’altra classe di concorso poiché ero stato nominato nello stesso anno.
Mi sono iscritto al concorso regolarmente ed ho atteso che venissero indette le prove ma poi sono cambiati i governi e del concorso se ne sono dimenticati.

Avanzano ora l’ipotesi di una sanatoria e questa potrebbe anche essere una soluzione; ma al di là di qualsiasi scelta venga fatta vorrei chiedere al ministro attuale e a tutti quelli che verranno di attuare un minimo di programmazione, come ad esempio non ha fatto la ministra in precedenza, inventandosi a giugno le GPS e comunicando incarichi di supplenza a mezzanotte per il giorno successivo.

Non sono una macchina, né un taxi da prendere a noleggio quando si vuole. Sono una persona che vorrebbe poter programmare un minimo la propria vita e soprattutto trovare un attimo di pace in quei mesi estivi che rappresentano quasi una necessità per chi durante l’anno ha svolto con fatica il proprio impiego (o forse si può pensare come qualche politico che diceva che gli insegnanti sono dei lavativi che rubano lo stipendio d’estate).
I mesi estivi li ho sempre utilizzati per migliorare la mia preparazione, viaggiando all’estero e visitando nuove scuole ed incontrando colleghi di tutto il mondo, partecipando direttamente alle loro attività.

Ora qualcuno vorrebbe fare i concorsi a luglio, quando di tempo ne hanno avuto quanto gliene pareva, ma dopo un anno passato curandomi di ragazzi con disabilità in un istituto speciale che necessitano di un’attenzione massima durante tutte le ore in presenza (la nostra scuola è rimasta chiusa solo un mese) credo di essermi meritato un po’ di riposo.

Non si tratta di privilegi ma di diritti, e se mi chiedessero di rinunciare in parte allo stipendio lo farei volentieri. Quello che manca alla scuola italiana è appunto la mancanza di programmazione, perché ai politici non importa nulla degli studenti e ancor meno degli insegnanti.

Paolo Mercuri

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