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Questo è il tempo di una lettera scarlatta. Le donne e la democrazia

Patriarchi insicuri fanno sempre più branco: partiti e chiese, poteri economici e mediatici si lanciano messaggi rassicuranti su presunti valori di fondo non negoziabili, quando in realtà si fa commercio di tutto.
La libertà di decidere della Donna diventa terreno di scambio a prescindere dalle donne.
Il confronto avviene come sempre tra maschi, che si riconoscono come unico soggetto soltanto se cancellano l’altra in carne e ossa per mantenere in vita la loro rappresentazione del femminile, da tutelare, da ammirare, da disprezzare, sempre da moderare.
Chi interpreterà il ruolo più efficace nel moderare le donne? chi inventerà l’etica migliore da imporre ai loro comportamenti anche più privati?
Il clima elettorale appare pesantemente condizionato dai cosiddetti temi “eticamente sensibili”, che vengono sventolati davanti all’opinione pubblica per spostare l’attenzione dalla difficoltà a dare risposte non demagogiche alle vere domande del paese.
Sono temi che non vengono peraltro affrontati fino in fondo: ci si riempie la bocca di vita, di morte, di complessità e poi tutto si risolve o in un futile richiamo alla libertà di coscienza o imboccando la scorciatoia del sostegno alla famiglia.
Nessuno ci prenderà in giro, anche sulla 194.
Tutti a dire, anche i nuovi paladini delle nuove crociate, che “nessuno toccherà la 194”.
Certo, nessuno scaglierà formalmente per primo una pietra tanto impopolare.
Però, nei fatti intorno all’aborto legale già si predispongono (se non addirittura si confezionano al di là del codice) veri e propri reati “risultanti” come la mancata rianimazione del feto, l’omissione di soccorso come si voleva sostenere nel recente caso a Napoli, falso ideologico, e infine: la circonvenzione di soggetto momentaneamente incapace… perché – ormai lo hanno capito tutti – le donne sarebbero una massa di ignoranti al macello dolosamente disinformate da femministe e da medici abortisti! 
Noi vogliamo dire parole chiare, sia l’8 marzo, sia fino al 13 aprile e oltre. 
A partire da una assunzione di responsabilità politica che già da tempo condividiamo con tante donne sulla Democrazia paritaria (50E50 ovunque si decide), sul Femminicidio (proposte di nuove norme per il contrasto alla violenza sessuata), sul “Generare oggi, tra precarietà e futuro” (Proposta e Piattaforma del Convegno nazionale 2005) noi diciamo intanto che si tratta di questioni tutte legate tra loro.
Non si tratta soltanto di non arretrare rispetto alla conquista di alcuni diritti.
Si tratta piuttosto di praticare ovunque la politica con la consapevolezza piena che la Democrazia non vive senza le Donne.
Racchiuderemo tutto questo in un gesto, rendendoci visibili e riconoscibili, fin dai prossimi giorni, fino al 13 aprile e oltre, anche quando ciascuna di noi varcherà la soglia di un seggio elettorale per esercitare come meglio crede quel diritto di voto conquistato dalle nostre Madri.
Noi tutte avremo addosso una Lettera Scarlatta.
Una lettera scarlatta era tempo fa il simbolo di una infamia: A come adultera.
Era un simbolo deciso dal Patriarcato per le sue donne.
Noi oggi scegliamo la nostra Lettera Scarlatta.
Noi, che della libertà che continuamente vogliono toglierci abbiamo fatto il nostro punto di forza, avremo addosso la D di donna.
Una D rossa: non un simbolo di partito, ma solo una spilla.

Chiederemo a tutte le donne che conosciamo di indossarla, per farci riconoscere come le portatrici di una nuova e antica infamia: quella di essere donne a questo mondo, ovunque a questo mondo, ovunque si decide.

Per visionare il messaggio della “Lettera Scarlatta” consulta il box “Approfondimenti”.

Redazione

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