Home Personale Regionalizzazione: l’emergenza l’ha depennata, per ora

Regionalizzazione: l’emergenza l’ha depennata, per ora

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Di fronte al contagio, che tanta sciagura sta portando, tace il progetto, tutto settentrionale, della regionalizzazione della scuola.

Come è noto la proposta, avanzata dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, risale a febbraio 2019 (Governo giallo-verde) e con cui si vorrebbe organizzare il sistema educativo secondo la disponibilità economica di ogni singola Regione.

In pratica, la regionalizzazione della scuola prevede un sistema scolastico differenziato in materia di offerta formativa, trattamento economico del personale scolastico, criteri per la selezione del personale e dello scorrimento delle graduatorie.

La proposta, come si diceva, va a favore delle Regione più ricche e a discapito di quelle più povere.

Infatti la regionalizzazione della scuola prevedeva la differenziazione dell’organizzazione della didattica, dello scorrimento delle graduatorie degli insegnanti e della loro retribuzione.

Nel dettaglio:

differenziare la programmazione, l’offerta formativa e i percorsi di alternanza scuola-lavoro; disciplinare autonomamente l’assegnazione di contributi alle istituzioni scolastiche paritarie; regionalizzare i fondi statali per il diritto allo studio, anche universitario; regionalizzare il trattamento economico del personale scolastico.

Contrari da sempre i sindacati

Ribadito che tutti i sindacati sono stati sempre contrari, la regionalizzazione della scuola sarebbe pure incostituzionale in quanto crea netti squilibri tra le aree regionali del territorio nazionale e avrebbe pure in nuce una vera e propria secessione delle Regioni più ricche, creando pure un sistema scolastico differenziato sulla base della risorse economiche del territorio. I profili di incostituzionalità sarebbero:

Profili di incostituzionalità

il differente inquadramento contrattuale degli insegnanti, su base regionale invece che a livello nazionale; diversi criteri di reclutamento e meritocrazia della classe docente; differenziazione degli standard qualitativi dell’istruzione; percorsi educativi diversificati.

L’emergenza, la sanità e l’istruzione

Ora però che siamo in piena emergenza sanitaria, e di fronte al fatto che in tanti stanno chiedendo persino il ritorno della sanità al pubblico, smantellando le varie roccaforti regionali, pare che di regionalizzazione non si parli più, e meno male, anche se, per togliere di mezzo un ulteriore motivo di divisione, si è frapposto il virus col suo carico di morte che però sta portando molti a riflettere.