Una giornata nel caos e famiglie intere in tilt. Il mercoledì trascorso in Sicilia ha del paradossale e non ha trovato soluzioni definitive. Prima la task force della Regione con l’assessore all’istruzione Lagalla che annuncia il ritorno a scuola fissato per oggi, giovedì 13 dicembre, degli studenti siciliani. Ma dopo poche ore ecco le ordinanze dei sindaci dell’isola che a macchia di leopardo le richiudevano subito. Da Catania a Palermo, da Messina a decine e decine di Comuni sparpagliati per la regione, diversi già colorati di arancione.
Troppi contagi e la poca garanzia di sicurezza per gli studenti alla base della decisione scaturita dalla riunione dell’Anci Sicilia. La “preoccupante saturazione dei posti disponibili presso le strutture sanitarie a cui non corrisponde la concreta possibilità di effettuare gratuitamente i test antigenici rapidi per la popolazione scolastica, anche alla prima comparsa dei sintomi” spiega in una nota il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese. La domanda è se appunto i tamponi inizino a scarseggiare.
Come detto, molti Comuni sono già in arancione, ma presto l’intera Regione potrebbe arrivare a colorarsi così. Dunque la chiusura dei sindaci potrebbe solo anticipare di qualche giorno quello che sarebbe probabilmente avvenuto dopo. I sindaci lamentano anche il fatto di non aver ricevuto dati certi sui contagi, chiudendo gli istituti fino a lunedì (ma a questo punto il rientro e tutt’altro che certo) e lasciando alle scuole la possibilità di fare Dad.
Ne è nata l’irritazione da parte di alcuni genitori, sia per il balletto apertura-chiusura e sia per la decisione di chiudere, specie per chi affronta quotidianamente il lavoro e comunque non vede nelle altre regioni lo stesso tira e molla della Sicilia.
Un gruppo di genitori infatti ha annunciato che impugnerà tutte le eventuali ordinanze sindacali che dovessero disporre la chiusura delle scuole e spiegano che si tratta di “provvedimenti palesemente illegittimi visto che la legge autorizza lo stop alle lezioni solo nelle cosiddette rosse e previo parere dell’Asp”.
La minaccia è di sporgere denuncia perché vengano valutate eventuali responsabilità penali. Genitori che sono anche magistrati, professionisti, dipendenti pubblici e privati e pronti a proseguire la loro battaglia per un provvedimento non sorrette da alcun supporto normativo.
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