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Ricordare Boris Giuliano, ucciso dalla mafia

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Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, ricordando la figura di Boris Giuliano, funzionario devoto allo Stato e ai suoi concittadini, simbolo di  trasparenza e moralità, propone al Ministro dell’Istruzione, prof. Giuseppe Valditara, di avviare un programma di intitolazione di aule scolastiche in memoria degli uomini più rappresentativi della legalità e delle vittime innocenti della criminalità organizzata e di trovare loro un adeguato spazio nella memoria collettiva e nelle aule scolastiche.

In modo particolare, il Coordinamento segnala Boris Giuliano ucciso nella caffetteria Lux di via Francesco Paolo Di Blasi a Palermo dal killer Leoluca Bagarella. Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, fu impegnato durante la sua attività in moltissime azioni finalizzate al contrasto della criminalità organizzata (la misteriosa scomparsa del giornalista, Tullio De Mauro; la maxi operazione antimafia del 1971 in collaborazione con i Carabinieri; l’allora colonnello Dalla Chiesa che porto alla denuncia 114 boss mafiosi; la famosa inchiesta Pizza Connection e tante altre).
Nel suo agire investigativo analizzò alcuni rapporti tra la mafia e la loggia massonica P2.

A tal proposito è noto il caso degli assegni del boss Giuseppe Cristina, firmati da Domenico Balducci, esponente della banda della Magliana, e riconducibili ad un libretto bancario al portatore usato da Michele Sindona.
Certamente le metodologie utilizzate da Boris Giuliano sono da ritenersi all’avanguardia per l’epoca. Collaborò con l’agente di spicco della DEA, Charles Tripodi, ed incontrò l’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore delle banche di Sindona.
Attraverso le sue attente indagini stava mettendo in seria difficolta il clan dei Corleonesi guidati da Totò Riina: gli uomini di Giuliano avevano scoperto nell’appartamento di via Pecori Giraldi numerosi documenti in grado di identificare boss importanti come Leoluca Bagarella, cognato del corleonese Salvatore Riina, i fratelli Giulio e Francesco Di Carlo (boss mafiosi di Altofonte) e Lorenzo Nuvoletta, camorrista napoletano affiliato a Cosa Nostra.