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Rientro a scuola, il sì del Cts non convince le Regioni: convocati d’urgenza i ministri Speranza e Boccia, i rischi ci sono

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Sul rientro a scuola, le Regioni vogliono vederci chiaro: nel corso della Conferenza delle Regioni, svolta su richiesta del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e protrattasi fino alla tarda serata di lunedì 18 gennaio, hanno chiesto all’unanimità la convocazione urgente del ministro della Salute Roberto Speranza e del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.

Fare presto

L’appuntamento, dicono i governatori, dovrà svolgersi a breve: quindi, si dovrebbe attuare entro uno o al massimo un paio di giorni.

Sembra che i presidenti regionali abbiano colto delle contraddizioni nella posizione prese qualche ora prima dal Comitato tecnico scientifico, ma anche alle decisioni dei Tar. E anche rispetto ad alcune posizioni espresse in passato e diverse da oggi, da parte dello stesso Cts, dell’Iss e del consulente del Governo.

Tirati in causa dal Cts

Alcuni presidenti di Regioni sembra che non abbiano gradito, in particolare, proprio la posizione del Cts, guidato da Agostino Miozzo, che nel dare il via libera al rientro in classe in presenza degli studenti delle superiori, ha tirato in causa gli stessi governatori, sia per salvaguardare da un lato la didattica sia per tutelare dall’altro le esigenze di prevenzione dei cittadini.

Secondo quanto si apprende, nel corso della riunione sarebbero state ricordate le indicazioni e i suggerimenti diffusi da parte di alcune autorità sanitarie preposte, a favore di misure molto restrittive nei confronti della scuola e non solo.

L’avvertimento del dottor Ricciardi

Una di queste indicazioni, orientate alla maggiore cautela, è stata espressa da Walter Ricciardi, professore di Igiene all’Università Cattolica e direttore scientifico degli Istituti Maugeri, nonché consulente del ministro della Salute Roberto Speranza.

Nel corso di una intervista a La Stampa, Ricciardi ha dichiarato: “In questa fase è inutile perdere tempo con le zone multicolore. Serve un lockdown nazionale, severo e immediato di tre-quattro settimane per facilitare la vaccinazione e proteggerla dalla variante inglese, che altrimenti prenderebbe il sopravvento anche in Italia aumentando i contagi”. E il ritorno a scuola alle superiori, sempre secondo il consulente del ministro Speranza, “è sconveniente perché ogni attività di massa in questa fase va bloccata”.

Indicazioni e suggerimenti che, segnalano alcuni governatori, non trovano conferma in quello che è stato deciso.

I Tar accontentano i genitori

Certamente, ci sono anche le sentenze del Tar dell’Emilia-Romagna o del Friuli Venezia Giulia che hanno accolto i ricorsi dei genitori che chiedevano la riapertura degli istituti contro le ordinanze dei rispettivi governatori che ne avevano disposto la chiusura.

Quello che ne è derivato, hanno concluso i rappresentanti delle Regioni, sarebbe oggi un “profondo disagio da parte di tutti per come è stata gestita la questione scuola”.

Fedriga: no alle posizioni politiche

“Purtroppo è evidente che con la scuola superiore in presenza aumenta in modo consistente il rischio della diffusione del virus”, ha detto all’Adnkronos il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga al termine della Conferenza Regioni.

“Quindi – ha sottolineato Fedriga – è necessario togliere questo tema da posizioni politiche, come purtroppo ha fatto qualche ministro, e ragionare nel merito per tutelare ragazzi, famiglie e personale della scuola”.

Salvini: scuole aperte, governo in vita

Intanto, sempre sul tema della riapertura si registra il commento, assai severo, del leader della Lega, Matteo Salvini.

Parlando a Tg2 Post su Rai 2, il segretario leghista ha detto: “Non vorrei che la riapertura delle scuole sia arrivata per motivi politici, per mantenere in vita il governo, sulla pelle di studenti e insegnanti”.

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