Anche il presidente del Consiglio si complimenta con le amministrazioni della scuola e della Pa per il rinnovo della sezione normativa e una “coda” economica del contratto di Istruzione, Università e Ricerca, sottoscritto il 14 luglio all’Aran per il periodo 2019/2021, che riguarda oltre 1.200.000 lavoratori: la premier Giorgia Meloni ha i ringraziato “i Ministri Valditara e Zangrillo per il grande impegno profuso per raggiungere l’intesa con i sindacati sul rinnovo del contratto del personale della scuola”.
Secondo Meloni quello raggiunto è “un risultato che conferma l’attenzione del Governo e rappresenta un passo in avanti significativo per restituire autorevolezza e dignità a chi è al servizio di un settore cruciale per il presente e il futuro della Nazione”.
Anche il numero uno del Governo, quindi, ritiene ottimale il risultato raggiunto tra parte pubblica e sindacati rappresentativi. Se però sul versante normativo, la sezione più rilevante di questa tornata contrattuale, sono diversi i punti innovativi, va ricordato che sul fronte economico l’incremento prodotto è davvero irrisorio.
Quasi tutta la stampa ha parlato di aumenti a tre cifre (124 euro in media per i docenti con punte di 190 euro per i Dsga), ma in realtà la stragrande maggioranza di questi importi era stata già prodotta con l’accordo “lampo” del dicembre scorso.
La media degli aumenti che il personale vedrà in busta paga seguito dell’accordo raggiunto il 14 luglio (tra l’altro con soldi interamente stanziati nella precedente legislatura), probabilmente all’inizio dell’autunno, è attorno ai 18 euro lordi mensili (gli altri 100 euro medi, più gli arretrati, erano stati infatti accrediti tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2023).
Come abbiamo avuto modo di scrivere, per i docenti ci sarà un incremento della indennità fissa Rpd nella misura di 10,30 euro per chi ha una anzianità di servizio fino a 14 anni, di 12,70 per chi ha una anzianità compresa fra i 15 e i 27 anni e di 16,10 euro per chi supera i 27 anni di anzianità.
Per il personale Ata ci si ferma a 6-7 euro di aumento, mentre l’incremento più importante riguarda i Dsga ai quali spetteranno altri 60 euro mensili.
Il contratto prevede anche un compenso “una tantum” per tutti, 63,84 euro per i docenti e 44,11 per gli Ata.
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