I parlamentari del Movimento 5 stelle non hanno bene accolto la decisione del governo di portare al 60% la percentuale minima di presenza nelle scuole superiori dei territori gialli e arancioni, all’ultimo momento portata al 70%: i pentastellati avrebbero preferito mantenere la totalità degli alunni, come aveva annunciato venerdì scorso il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa. Tra coloro che hanno espresso tutta la loro delusione per il ripensamento, dopo l’opposizione degli enti locali e dei sindacati, c’è Gianluca Vacca, deputato del M5s in commissione Cultura, che punta il dito proprio contro quelle Regioni che hanno chiesto di rinviare il rientro in classe generalizzato.
“Tutte le riaperture dal 26 aprile sono confermate tranne quelle sulla scuola: è odioso vedere che, ancora una volta, i diritti dei ragazzi sono messi in secondo piano“, ha dichiarato il grillino.
“La retromarcia del Governo dopo l’incontro con le Regioni è grave – ha continuato Vacca -. Lo è soprattutto perché sono proprio le Regioni, che nell’arco di un anno non sono riuscite a organizzare un trasporto scolastico sicuro ed efficiente, ad aver chiesto l’ennesimo sacrificio a studentesse e studenti”.
“Inutile negarlo: il dietrofront c’è eccome e, dopo tutti gli sforzi e l’impegno del MoVimento 5 Stelle per difendere il diritto all’istruzione in presenza, è l’ultima cosa che avremmo voluto si verificasse”, ha concluso Vacca.
Decisamente più cauto appare il Partito democratico. Francesco Boccia, deputato Pd e responsabile Enti locali della Segreteria nazionale, sostiene che non “opportuno, corretto e etico strattonare il comitato tecnico scientifico. La politica, quando deve allargare le maglie che determinano inevitabili ulteriori rischi di contagio, decide sulla base di dati oggettivi e di pareri scientifici. Questo a garanzia della collettività e della tutela della salute di tutti. Sulla scuola non risulta ancora varato il parere del Cts, così come non sono stati adeguati i protocolli di sicurezza alla variante inglese”.
Secondo Boccia, quindi, “sarebbe opportuno per tutti, dire l’ultima parola politica dopo aver ricevuto le ultime valutazioni del Cts non dopo averlo interpretato o strattonato. Due metri al ristorante e un metro a scuola non mi sembrano valutazioni ancora complete sul piano scientifico. Lasciamo che vengano completati i lavori in corso da parte dei tecnici e subito dopo la politica potrà esprimersi assumendosene tutte le responsabilità”.
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