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Scuola 0-6, un posto al nido costa mediamente 8mila euro l’anno, chi può permetterseli?

Inquadrare il sistema integrato 0-6 nell’Istruzione e garantire un target minimo di copertura in tutte le Regioni: questo è il parere circa le cose da fare di Emmanuele Pavolini, intervenuto nell’ambito dell’incontro organizzato da rete EducAzioni, in dialogo con il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e la sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra.

“È vero che il PNRR dà ampio spazio agli investimenti per i servizi educativi per la prima infanzia, ma il nostro obiettivo di copertura dei servizi non deve essere il 33% come media nazionale, bensì il 33% in tutte le regioni, in gestione pubblica diretta o affidati in convenzione. Serve inoltre garantire risorse costanti per la gestione dei servizi e l’accesso gratuito o semi-gratuito agli stessi,” sostiene sempre Emmanuele Pavolini, professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro.

Spiega il professore: “Nel Pnrr ci sono 4,6 miliardi per la scuola 0-6 che comprende anche la fascia 0-2. Ma notiamo tre criticità importanti”.

E le elenca, a partire dalla prima criticità: “Il primo punto è l’istituzionalizzazione del sistema integrato 0-6, un sistema restato inapplicato, quindi il primo passo da fare è prevedere che venga istituito un centro apposito che si occupi di monitorare la realizzazione del sistema integrato. Va dunque implementato il Dl 65 del 2017. Abbiamo capito che questa è la direzione, è chiaro che serve però l’integrazione tra i vari Ministeri. Lo 0-6 deve fare parte del sistema educativo come avviene in tutta Europa”.

Criticità successiva: “Secondo punto – precisa il professore – riguarda il fatto che nel piano si specificava che la copertura doveva essere quella del 30% o 33%, con omogeneità sul territorio nazionale, ma nell’ultima versione del Pnrr forse è venuta meno questa ambizione, siamo fortemente preoccupati che ciò non avvenga, cioè che non si assicurino diritti sociali a tutti i bambini a prescindere dal territorio di provenienza”.

Infine il professore affronta il terzo punto: “Attenzione – avverte – 4,6 miliardi sono soldi sugli investimenti ma non bastano, occorre recuperare un fondo per i costi di gestione. Mediamente un posto al nido costa 8 mila euro all’anno, è impensabile pensare che questi costi ricadano sulle famiglie. Abbiamo costruito i nidi, adesso i posti se li paghino le famiglie? No. Chiedere alle famiglie che partecipino con un 20% è una cosa, ma realisticamente sono poche in Italia le famiglie che possono permettersi 8 mila euro, quindi no ad un investimento che resti solo sulla carta, altrimenti il rischio è che facciamo un investimento per avere strutture che poi restano inutilizzato e ci verrà sempre rinfacciato abbiamo fatto i nidi ma poi non c’erano persone interessate. Questa sarebbe la pietra tombale sull’istruzione 0-6″.

Sulla scuola 0-2 è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione Bianchi, iniziando a ragionare sul reclutamento. “Sono convinto che dobbiamo rompere gli schemi – spiega il Ministro – Dobbiamo cambiare il modo di fare scuola dall’infanzia in poi. Noi dobbiamo alla fine di questo percorso darci l’idea che dobbiamo ritrovare dei percorsi non facilitati né certi, ma percorsi che permettano a un ragazzo che si iscriva all’Università, di potere scegliere anche un percorso per diventare insegnante. Ecco perché ci siamo impegnati a riformare il sistema di reclutamento. Il sistema di reclutamento deve coniugare una parte teorica e una pratica anche accompagnate dall’esperienza dei colleghi anziani, ma anche attraverso un esame. Non stiamo rispondendo al bisogno di una categoria ma al bisogno di un Paese intero. Dobbiamo costruire strutture di lungo periodo. Per questo ci deve essere una scuola che inizi dallo 0-2. Quando investiamo negli asili nido, vuol dire che il Paese ha ritrovato il senso del Sé”. E sul tempo pieno: “Il tempo pieno non è un’opzione, è una necessità”.

Carla Virzì

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