Home I lettori ci scrivono Scuola Estate 2021, ai docenti non piace, ai genitori sì. Perché?

Scuola Estate 2021, ai docenti non piace, ai genitori sì. Perché?

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Tanti soldi alla Scuola, afferma il nuovo Ministro che guida il MIUR. Vero!

Peccato che ancora una volta le iniziative come quella della Scuola in ESTATE sia una spesa insignificante benché tale proposta ha come obbiettivo il recupero della socialità e il rafforzamento degli apprendimenti, usufruendo di laboratori per il potenziamento delle competenze (ad esempio Italiano, Matematica, Lingue), di attività educative incentrate su musica, arte, sport, digitale, percorsi sulla legalità e sulla sostenibilità, sulla tutela ambientale.

E tutto ciò in volontariato impegno di presenza dei docenti: “[…] chiedono di presenziare come asili e campi scuola all’intrattenimento dei ragazzi […]”.

Inutile in primis perché, da come un sondaggio di questo portale rileva, l’87,7% dei docenti ha detto di non volere partecipare alle attività, contro appena il 7.5% dei . Con un 5% che si è dichiarato incerto. Per ultimo, anche gli studenti, per la maggior parte di scuola superiore di secondo grado, hanno espresso fortemente il loro dissenso, facendo registrare una percentuale pari all’81.2% di posizioni contrarie.

La fascia che riguarda i genitori, invece, anche se lievemente, risulta più interessata ad aderire al progetto: il 23.3%, uno su quattro, sembrerebbe orientato a far frequentare le attività estive organizzate nelle scuole.

Fatto che potrebbe essere collegato al grado di scuola, in quanto i genitori che hanno figli che frequentano la scuola primaria, potrebbero avere maggiore interesse al progetto, come valida alternativa ai corsi estivi a pagamento. E quindi, quest’ultima posizione genitoriale andrebbe a confermare un’altra verità: rendere la Scuola ancora una volta sostituiva della famiglia, e così come asilo pubblico, gestire i ragazzi piccoli o meno di età, sostituendosi ai genitori che sono ancora impegnati nel loro lavoro sociale di ufficio: mi domando se il MIUR si è posto l’interrogativo della fattualità non senza interpellare le organizzazioni o associazioni private come i vecchi Oratori, per la realizzazione di tale progetto, e se è in grado di comprendere quanto saranno “impegnati” i medici di base, in questo caldo e afoso periodo chiamato ESTATE.

Mentre i problemi del precariato, delle classi pollaio, e dei tanti inerenti all’essere ed essenza Scuola, la formazione culturale e civica degli studenti, passano in ultimissimo ordine.

Problemi che si traducono anche in formazione degli Organici i cui criteri assumono una particolare rilevanza, sia per quanto riguarda la qualità dell’offerta formativa, sia per quanto riguarda il personale. Infatti, la determinazione degli organici incide in materia determinante ai fini dell’individuazione di situazioni di soprannumerarietà o della costituzione di nuove cattedre da destinare alle operazioni di mobilità e alle immissioni in ruolo.

E di fronte ad una mole di domande di trasferimento nella sola provincia di Reggio Calabria (se il dato è corretto dovrebbe aggirarsi attorno alle 17.000), la questione non può passare come licenza di un libero arbitrio del USRR o del CSA, dimenticando che se si operasse come da sempre richiesto nel trasformare le cattedre di diritto in cattedre di fatto (queste ultime vanno poi licenziate in assegnazioni o utilizzazioni, lasciando fuori i molti che tentano di rientrare il più vicino possibile al loro luogo-casa…).

Organici che anche per l’anno scolastico 2021/22 trovano una situazione invariata nei numeri, con un più di 5.000 di sostegno. Il che in soldoni significa una riduzione dei posti comuni di 650 unità, di cui 486 posti di Itp e 164 posti per docenti laureati. Per cui si chiede dal MIUR una maggiore flessibilità per organico di fatto, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 (circolare n. 13520 del 29 aprile 2021, recante disposizioni operative inerenti la determinazione degli organici per l’a.s. 2021/22. SCUSA? Ma proprio a motivo della emergenza pandemica, non sarebbe stato più opportuno sdoppiare le classi [pollaio], e richiedere la flessibilità in un unicum, (organico di diritto e organico di fatto)? E poi 486 posti in meno di ITP, non è una contraddizione dinanzi alla scelta del Governo di finanziare i percorsi Tecnici e quindi i Laboratori per porre la Scuola al pari delle richieste e delle esigenze che una società ormai informatizzata richiede?

Chi scrive è un docente stanchissimo di anni, come molti dei miei colleghi, a rincorrere la speranza ogni sempre tradita dal gattopardiano cambiare tutto per non cambiare nulla. E soprattutto stanchissimo di appartenere ad una costitutiva forza sociale che in sé è così divisiva, mentre lo sguardo si volge malinconicamente ai Metalmeccanici, con le loro tute sporche di grasso, uniti nella lotta per la conquista di diritti che i tanti doveri non ripagano.

E che riescono poi a farsi pagare: se soltanto pensassimo quanto potere si abbia noi Scuola, tanto da fare tremare una intera Società Civile e Politica.

Uno Tsunami sociale che investirebbe tutto un Paese, sin nel profondo delle proprie radici e del proprio tessuto.

Concludo con la citazione di un brano dell’intervento della collega Stella Di Domenico (pubblicata nella rubrica I lettori ci scrivono, 25/04/2021): “Noi siamo quelli che non abbiamo diritto ad una legge che ci tuteli, che riconosca il nostro lavoro usurante ma di grandissimo valore sociale. […]. Noi siamo i Caregivers“.

Mario Santoro

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