Con l’arrivo dei primi freddi, nelle aule italiane rispunta il problema delle scuole non riscaldate. Una questione che sembra ormai cronica e che, secondo un sondaggio condotto da Skuola.net su 1.800 studenti delle scuole medie e superiori, interessa almeno due alunni su tre. Di questi, il 35% descrive il freddo in classe come “quasi insopportabile”, una situazione che spinge molti a trovare soluzioni di fortuna, come indossare cappotti o utilizzare coperte.
Il freddo nelle scuole non è causato da una semplice percezione climatica, ma da problemi strutturali che si ripetono ogni anno. Il 60% degli studenti intervistati lamenta guasti o malfunzionamenti degli impianti di riscaldamento. Tra le criticità principali segnalate ci sono caloriferi accesi a intermittenza (18%), impianti ormai obsoleti (11%), termosifoni completamente fuori uso (13%) e infissi vecchi che lasciano entrare l’aria fredda (17%).
A questo si aggiunge la necessità di mantenere le finestre aperte per lunghi periodi, per favorire il ricambio d’aria e prevenire il rischio di diffusione di virus. Questa abitudine, adottata ancora da molte scuole post-pandemia, aggrava la sensazione di freddo per il 33% degli studenti.
Le soluzioni fai-da-te e le proteste
In assenza di interventi strutturali tempestivi, gli alunni cercano di adattarsi con soluzioni improvvisate. Il 60% frequenta le lezioni con giacconi e cappotti, mentre il 16% preferisce avvolgersi in plaid. Alcuni (6%) si affidano a stufe portatili, mentre un 8% ha ridotto l’orario delle lezioni o si è spostato in altre aule temporaneamente più calde. Tuttavia, il 7% degli studenti ha scelto la via della protesta, rifiutandosi di andare a scuola.
E di proteste se ne vedono sempre di più. Secondo il sondaggio, il 33% degli studenti ha riportato di lamentele formali alla dirigenza scolastica. Tuttavia, solo nel 21% dei casi queste azioni hanno portato a interventi risolutivi, mentre nel 25% si è trovata una soluzione temporanea. Per oltre la metà degli intervistati (54%), invece, nulla è cambiato.