Attualità

Scuole contro catastrofe climatica: l’esempio del Liceo “Morgagni”

Al termine di questa estate (l’ennesima rovente come un forno a microonde), finalmente alcune istituzioni scolastiche italiane si mobilitano per sensibilizzare gli studenti sui rischi imminenti di catastrofe climatica.

Un lodevole esempio di questa mobilitazione è il Liceo Scientifico Statale “Morgagni” di Roma, da tempo impegnato in tal senso. L’11 aprile scorso il Liceo ha organizzato una interessantissima conferenza (cui La Tecnica della Scuola ha dato ampio risalto) sul surriscaldamento globale e sulla possibilità di finalizzare interventi didattici alla sensibilizzazione dei giovani circa questo importantissimo tema. Il 18 giugno scorso, con una votazione che ha visto un solo voto contrario ed un solo astenuto, il Collegio dei Docenti del Liceo “Morgagni” ha approvato la costituzione di un gruppo di studio sull’emergenza climatica: il gruppo di studio (che si riunirà per la prima volta lunedì 9 settembre) avrà come scopo principale quello di condurre azioni volte al contenimento del global warming, nonché all’adeguamento dell’economia e del modus vivendi globale ai cambiamenti in atto (e a quelli futuri).

Docenti informati e coraggiosi

Il Collegio del “Morgagni” ha anche fatto proprie alcune “Linee Guida”, che introducono nella didattica di quasi tutte le discipline (quelle che si insegnano nel liceo scientifico tradizionale) il tema dell’emergenza climatica. Scopo dichiarato di queste “Linee guida” è «contribuire generare negli studenti una serena conoscenza e consapevolezza della questione Emergenza Climatica». Difatti, se si eccettuano alcune lodevoli eccezioni, la stragrande maggioranza degli studenti (e degli adulti) ancora oggi è assolutamente all’oscuro della gravità della situazione climatica, delle sue conseguenze sull’immediato futuro, della necessità che la consapevolezza sul tema divenga patrimonio comune: consapevolezza che è base imprescindibile per poter sperare in un cambiamento. La situazione, infatti, è nelle mani dei Governi di tutto il pianeta: dunque la politica energetica ed ambientale del pianeta potrà cambiare solo se i Governi stessi metteranno subito in agenda un cambio di rotta 180° rispetto al modello di sviluppo attuale ed alle attuali scelte energetiche. Ma ciò avverrà — come tutti ben sappiamo — soltanto quando i politici non potranno più negare che per la maggioranza dei cittadini del pianeta questo è il tema più importante.

Dalle Scuole la rivoluzione della speranza

Essenziale dunque è il ruolo della Scuola — come abbiamo più volte sottolineato — nel creare le basi del cambiamento di rotta. Verso questa “rivoluzione della speranza” — per citare Erich Fromm — ci si può incamminare solo se i docenti comprendono la propria importanza in questo processo. Il che, tra l’altro, potrebbe rendere gli insegnanti stessi nuovamente consapevoli (come lo erano trent’anni fa, al tempo delle lotte dei “Comitati di base”) della propria dignità e della necessità di porre fine al deprezzamento generalizzato nei loro confronti.

Tutto ciò i docenti del Liceo “Morgagni” sembrano averlo compreso benissimo.

La crisi climatica colpirà tutti

Infatti, come si legge nelle Linee Guida del “Morgagni”, «l’Emergenza Climatica non è ‘una disciplina’ da aggiungere alle altre», perché essa è «trasversale come l’impatto che avrà sulla vita di ognuno». La Scuola, affermando ciò, si riappropria del suo compito istituzionale: formare il cittadino, suscitando in lui il pensiero critico e la capacità di usare le proprie conoscenze disciplinari al fine di comprendere la realtà in tutte le sue sfaccettature, onde diventare capace di escogitare e condividere soluzioni ai problemi emergenti.

«Non ha senso studiare per un futuro che non ci sarà»

Le Linee Guida «sono state sviluppate con la collaborazione di docenti titolari di diverse cattedre di insegnamento, e vorrebbero essere uno spunto, un aiuto, per ciascun docente di disciplina per trattare, accennare, toccare, sfiorare, l’argomento Emergenza Climatica in aula». Altrimenti, come recitava uno striscione degli studenti in una manifestazione per il clima della scorsa primavera, «Non ha senso studiare per un futuro che non ci sarà».

Docenti e persone colte devono saper guardare in faccia la realtà

E che non ci sarà futuro senza consapevolezza della crisi climatica in atto, lo dimostrano i fatti. Nell’estate che sta per finire abbiamo assistito allo scioglimento della Groenlandia e all’incendio del suolo della Siberia, dove il permafrost che da anni si va sciogliendo prende fuoco causa della liberazione del metano e della torba sottostanti. Abbiamo visto il Governo di estrema destra del Brasile incoraggiare indisturbato (salvo poi condannare posteriori) l’incendio sistematico della foresta amazzonica; mentre identica sorte toccava le foreste equatoriali dell’Africa e quelle di Sumatra (bruciate per far posto piantagioni di palme da olio, acquistato a prezzi stracciati dalle multinazionali che fabbricano merendine per i nostri studenti).

Continuare a svolgere il programma didattico tradizionale, ad eleggere funzioni strumentali, commissioni e sottocommissioni, ad infliggere quiz valutativi e ore di “educazione civica”, senza sensibilizzare gli studenti su tutto ciò, sarebbe ipocrita, miope, suicida.

Alvaro Belardinelli

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