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Scuole paritarie, anche i Comuni aumentano i fondi per salvarle dal baratro: a Bologna dicono sì pure Pd e opposizioni

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I governanti continuano ad andare in soccorso delle oltre 10mila scuole paritarie, due su tre delle quali cattoliche: a fine novembre, dalla bozza della Legge di Bilancio sono arrivati 70 milioni, portando a 620 milioni la somma per le scuole paritarie, dopo i 550 milioni del governo Draghi.

La decisione non è piaciuta a Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil, che alla Stampa ha detto che si tratta di “una cifra esagerata, soprattutto considerato il taglio alla rete degli istituti, nelle scuole paritarie si investe, in quella pubblica no: riteniamo questa manovra sbagliata e siamo pronti a mobilitarci”, anche perché nel frattempo “i salari continuano a restare al palo”, ha detto il sindacalista.

Nel frattempo, gli aiuti economici agli istituti paritari, che con la pandemia da Covid sono entrati in un tunnel di mancate iscrizioni, scarsità di fondi e in centinaia di casi alla chiusura forzata, arrivano anche della istituzioni locali: il Comune di Bologna, ad esempio, ha deciso di aumentare i fondi elargiti alle scuole paritarie cittadine passando da 970.000 euro a 1,1 milioni. Il Comune, del resto, sa bene che l’assenza di questo genere di istituti creerebbe un vuoto di offerta formativa grandissimo, soprattutto per la scuola dell’infanzia e primaria.

Contro la decisione – passata in consiglio comunale con l’assenso del Pd e il voto favorevole delle opposizioni – si è subito pasta, votando ‘no’, la Coalizione Civica – movimento di sinistra che esprime la vicesindaca, Emily Clancy e a cui è vicina la candidata alla segreteria nazionale Pd, Elly Schlein.

Anche il comitato ‘Scuola e Costituzione’ ha espresso la propria contrarietà, annunciando possibili azioni legali.

Pure i sindacati Cgil e Uil hanno attaccato la delibera. Per la Cgil, “di fronte ad un decremento demografico delle bambine e dei bambini iscritti alla scuola dell’infanzia, il Comune ripropone un aumento di 130.000 euro dimenticando l’esito del referendum del 2013 dove il 26 maggio i bolognesi si espressero contro il trasferimento di soldi pubblici alle scuole paritarie private con il 59% delle preferenze, ovvero, 50.517 voti”.

Interpellato dalla stampa bolognese, il segretario regionale della Uil, Giuliano Zignani, Bologna “è una città, come tutto il Paese, che ha veramente bisogno di vedere quali sono le priorità. E le priorità sono le famiglie in difficoltà, i lavoratori in cassa integrazione e chi ha uno sfratto”.

Il sindaco, Matteo Lepore, ha però specificato che “su 36 consiglieri, 33” si sono detti “a favore” dell’incremento di risorse per le scuole paritarie: “non è una spaccatura ma un grande voto a sostegno del sistema pubblico integrato”.