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Si sblocca il concorso di Religione: Cei e Ministero firmano l’intesa, c’è posto pure per i precari storici

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Dopo un’attesa durata 17 anni e il blocco ulteriore durato per tutto il 2020, il concorso dei docenti di Religione si sblocca: il via libera, giunto a pochi giorni dal termine ultimo per la pubblicazione del bando, è arrivato il 14 dicembre con la firma del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Le due parti, scrive il ministero di Viale Trastevere, hanno sottoscritto, quasi al fotofinish, quell’intesa necessaria per svolgere il concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19. Dal MI non viene specificato il numero dei posti che verranno messi a bando. L’obiettivo, però, rimane quello di coprire tutti i posti per l’insegnamento di Religione Cattolica che risulteranno vacanti e disponibili nell’arco del prossimo triennio. Pertanto, dovrebbero essere, comunque, almeno 6-7 mila. Una parte dei posti messi a bando sarà riservata ai docenti precari storici di religione, in possesso di almeno 36 mesi di servizio svolto.

L’intesa

Nell’Intesa, sottoscritta in videoconferenza, si ricorda che “la procedura concorsuale è bandita nel rispetto dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18 febbraio 1984, ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121 e dell’Intesa tra il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sottoscritta il 28 giugno 2012, cui è stata data esecuzione con decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175”.

Tra i requisiti c’è l’idoneità diocesana

Tra i requisiti di partecipazione alla procedura concorsuale “è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso”.

Dall’intesa scaturisce che i posti messi a bando nella singola Regione per il “personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione” corrispondano a quanto stabilito dall’articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge n. 126 del 2019.

Si spiega, inoltre, che “l’articolazione, il punteggio e i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli saranno oggetto di determinazione da parte del bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

Siglando l’Intesa, il cardinale Bassetti ha ricordato che “il prossimo Concorso costituisce un passaggio importante non solo per la stabilizzazione professionale di tanti docenti, ma anche per la dignità dello stesso insegnamento, frequentato ancora oggi – a trentaquattro anni dall’avvio del nuovo sistema di scelta – da una larghissima maggioranza di studenti”.

Il lontano unico precedente

Ricordiamo che l’unica procedura selettiva per istituire i ruoli di insegnamento della religione cattolica fu bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03.

Le assunzioni in ruolo da graduatoria, nel frattempo, si sono sempre più assottigliate e sono andate a dir poco a rilento: quest’anno se ne sono attuate appena 472, a fronte di un numero di precari che supera ormai ampiamente quota 10 mila.

Il Cardinale Bassetti ha anche rinnovato “la stima e la vicinanza dei Vescovi italiani agli insegnati di religione che, con passione e competenza, accompagnano il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi”. “Ringrazio la CEI per la collaborazione che ci ha consentito di arrivare a questa Intesa – ha commentato la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina – che va nella direzione di assicurare, tramite il concorso, la realizzazione delle aspirazioni dei docenti di religione e, al contempo, la funzionalità delle istituzioni scolastiche”.

Contrariato lo Snadir

Immediata è stata la replica dello Snadir, il primo sindacato di docenti di Religione in Italia. “Nell’attesa che venga reso pubblico il documento completo – scrive l’organizzazione guidata da Orazio Ruscica -, possiamo affermare che le notizie sull’intesa firmata oggi andrebbero lette e valutate alla luce delle norme vigenti in materia di concorsi”.

“Infatti – continua lo Snadir – il recente DPCM del 3 dicembre 2020 specifica che è sospeso lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica”.

“Lo Snadir ritiene, quindi, in questo momento, che siano consentiti soltanto i concorsi per soli titoli, trattandosi di una procedura da svolgersi in modalità esclusivamente telematica. Questa modalità di assunzione per soli titoli e servizi è l’unico valido canale di immissione in ruolo dei docenti di religione con 36 mesi di servizio. Altra modalità non sussiste!”.