Home I lettori ci scrivono Smartphone in classe, l’ultima pazzia del Miur

Smartphone in classe, l’ultima pazzia del Miur

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È completamente deplorevole l’atteggiamento del dicastero di Viale Trastevere di dare avvio alla sperimentazione dell’utilizzo dello smartphone come strumento didattico in quanto, in un momento veramente difficile e senza precedenti nella storia della scuola italiana che avvilisce, dequalifica il ruolo del docente che si trova compresso tra tre fuochi: i Dirigenti Scolastici che utilizzano l’arma della legge “Brunetta” per condannare l’operato del docente, i genitori che difendono a spada tratta i propri figli pur essendo vilmente consapevoli di avere torto marcio e gli alunni che continueranno ancora di più a sbeffeggiare i docenti sapendo che loro hanno tutte le armi spuntate e che, comunque, l’avranno sempre vinta perché il sistema è perverso, malato e fortemente anchilosato.

Permettere che gli smartphone diventino strumenti didattici capaci di offrire agli alunni un supporto rappresenta una vera e propria baggianata.

Lo smartphone rappresenterebbe lo strumento di un ulteriore imbecillimento della attuale generazione che già fuori dalle mura scolastiche sono continuamente attaccati allo smartphone e quasi dipendono direttamente da questo strumento. Il MIUR, mentre introduce l’utilizzo dello smartphone ai fini didattici, nel contempo se ne lava le mani come Ponzio Pilato perché scarica tutta la responsabilità alle singole istituzioni scolastiche demandando il compito di stilarne il regolamento. Siamo all’assurdo. Tuttavia provate a immaginare cosa potrà accadere nelle aule con tutti gli alunni connessi e continuamente sottoposti al bombardamento elettromagnetico della rete internet che sicuramente sarà soggetta a tensione perenne? Già siamo bombardati da una miriade di onde elettromagnetiche!

E poi l’uso dello smartphone andrà a spaccare ulteriormente i Consigli di Classe che vedranno i docenti scannarsi tra fautori dell’uso dello smartphone in classe e detrattori che ne vieteranno l’utilizzo. Già di per sé la scuola si muove per compartimenti stagni e mai come un corpo unitario e questo la dice lunga sul fatto anche del ritardo della sottoscrizione del contratto nazionale del lavoro, il quale mentre per gli altri comparti della Pubblica Amministrazione si è trovato l’accordo per il pianeta scuola la trattativa tra ARAN e sindacati sembra non trovare conclusione a causa della scarsa considerazione che la classe politica ha per l’istruzione considerata la cenerentola della P.A. Tornando agli smartphone, allora è proprio giunto il momento che i nostri alunni non devono più prendere una penna in mano e scrivere un elaborato di italiano, non devono più fare esercizi di matematica sul quaderno, comporre dialoghi scritti in lingua, se tutto ormai viene loro propinato attraverso lo smartphone considerato a buon diritto il “mostro” sacro per eccellenza della didattica della scuola italiana capace di risolvere tutte le difficoltà e i problemi di apprendimento degli alunni.

C’era una volta la memoria perché a scuola ci facevano imparare le poesie a memoria e siamo sopravvissuti, c’era una volta lo studio perché avevamo sete e bramosia di imparare, c’era una volta l’orgoglio di fare sempre meglio perché volevamo essere competitivi. Ora tutto questo è morto per sempre. Allora benvenuto signor Smartphone a te l’onore di alfabetizzare gli alunni. Non sappiamo se ci riuscirai ma ti auguriamo tanta fortuna. Se questi sono i presupposti perché non introduciamo anche i videogiochi nella didattica accompagnati dalla playstation? Magari anziché insegnare italiano, matematica, lingua straniera indottriniamo gli alunni di guerre stellari, Rambo, Peppa Pig e quant’altro affina la mente dei ragazzi.

Mario Bocola