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Soprannumerari e inidonei, Patroni Griffi apre uno spiraglio. Ma i sindacati non si illudono

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Potrebbe arrivare dalla Funzione Pubblica la soluzione alla sempre più intricata vicenda del personale docente inidoneo o soprannumerario che rischia sempre più concretamente di vedersi collocato d’ufficio come impiegato. Se ne è parlato il 4 settembre a Roma, affrontando anche problematiche analoghe che riguardano altri comparti della pubblica amministrazione, nel corso di un incontro a Palazzo Vidoni tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati. Per la prima volta, a quanto risulta dalle prime indiscrezioni, il Ministro avrebbe dato l’assenso per l’avvio di un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero.
La conferma arriva da Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, che al termine dell’incontro ha detto che sono emersi “segnali di maggior attenzione alle nostre richieste di dare seguito all’intesa del 3 maggio scorso, valorizzando le sedi di confronto e negoziato su tutte le questioni che attengono il lavoro pubblico, a partire da quelle oggetto dei provvedimenti sulla revisione di spesa, che possono comportare ricadute pesanti sul servizio e sul personale”.
Scrima però non si illude: “se quei segnali troveranno conferma lo vedremo nei prossimi giorni, entrando nel merito dei problemi che riguardano in modo particolare il settore scuola, su cui abbiamo chiesto l’attivazione di uno specifico tavolo di confronto”. Il sindacalista della Cisl entra quindi nel merito delle urgenze del personale della scuola, in particolare i docenti inidonei, per i quali “si manifesta ogni giorno di più l’assurdità di una norma che rischia di fare tre grossi danni in un colpo solo: mortificando la professionalità del personale, cui si impone di ‘transitare’ su profili diversi a prescindere dal possesso delle necessarie competenze; mettendo a rischio, in conseguenza di ciò, anche la funzionalità degli uffici (che con la scuola dell’autonomia negli ultimi anni si sono visti sempre più sovraccaricare di impegni ma con personale sempre più ridotto n.d.r.); vanificando, infine, le attese di migliaia di lavoratori precari, cui si sottraggono i posti di lavoro disponibili”. Secondo Scrima “la sede negoziale è quella giusta”: pensare “che una partita del genere possa essere gestita unilateralmente dall’Amministrazione è assolutamente impensabile”.
All’incontro con il responsabile della Funzione Pubblica erano presenti diverse confederazioni. Durante l’incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse. Ha poi sottolineato che “rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanità di questi giorni dimostrano la necessità di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria”. E quindi preannunciato prossime iniziative di lotta. “Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sarà discussa la possibilità di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione”.
All’incontro era presente anche Marcello Pacifico, che alla presidenza dell’Anief negli ultimi tempi ha aggiunto quella di delegato Confedir ai quadri e direttivi: il sindacalista ha ricordar dato che il Governo deve necessariamente mettere al centro della sua agenda mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve “la stabilizzazione del personale abilitato all’esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all’ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa – ha concluso Pacifico – ci costerà 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria”.