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Specializzazioni e abilitazioni all’estero, il Ministero cambia di nuovo idea: andranno in “coda” se lo vorrà il Governo. Sindacati perplessi

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Sui titoli conseguiti all’estero il quadro si complica. L’amministrazione ha infatti deciso di cambiare ancora idea. Se una settimana fa i dirigenti di Viale Trastevere avevano deciso di permettere la collocazione a “pettine” nelle Gps di oltre 11 mila specializzati e abilitati fuori Italia (soprattutto Romania, Bulgaria e Spagna), anche senza lo scioglimento della riserva, permettendo agli stessi candidati di potere accettare le supplenze, nell’incontro di tardo pomeriggio del 4 aprile è arrivata una retromarcia dagli sviluppi tutt’altro che scontati: l’intenzione, adesso, è quella di fare accomodare gli abilitati/specializzati all’estero, in attesa del responso sul titolo, in coda alle Graduatorie provinciali per le supplenze.

In tal modo, solo se nessuno degli abilitati/specializzati in Italia dovesse sottoscrivere i contratti a tempo determinato, allora subentrerebbero loro.

E la mediazione sembrerebbe trovare maggiore consenso da parte dei sindacati rappresentativi, tranne l’Anief che continua a reclamare a gran voce la modifica, con via libera, annunciata a sorpresa dal Ministero a fine marzo.

Nessuna modifica alla ordinanza” 112/2022 “sulle supplenze, ma la questione resta complessa”, ha fatto sapere al termine dell’incontro Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua. Il sindacalista spiega che il ministero ha espresso la volontà di chiedere “al governo l’emanazione di un decreto legge che preveda che i docenti in attesa del riconoscimento del titolo estero siano posizionati in coda alle graduatorie rispetto a chi lo ha conseguito in Italia o lo conseguirà entro giugno 2023”.

Per uscire dal tunnel di problemi che si sono venuti a creare, secondo D’Aprile l’ideale sarebbe “evadere entro l’inizio del prossimo anno scolastico le oltre 11mila istanze dei docenti con il titolo conseguito all’estero e garantire i giusti diritti di quanti sono inseriti a pieno titolo nella I fascia delle graduatorie e di coloro che sono inseriti in II fascia di sostegno con esperienza almeno triennale: eviterebbe negative ricadute sulla continuità didattica degli alunni e controproducenti fratture tra i precari”. Perché, continua il rappresentante Uil, “il sistema misto – titoli esteri e titoli italiani – contribuisce a creare divisione tra i precari incidendo negativamente anche sul pieno funzionamento della scuola”.

Inoltre, conclude D’Aprile, “va eliminato il numero chiuso delle università che specializzano sul sostegno tenuto conto che circa l’85% dei titoli esteri riguarda l’insegnamento agli alunni con disabilità”. In tal modo si potrà “limitare il più possibile che gli alunni abbiano docenti senza titolo” e fare in modo che “gli insegnanti non siano costretti a conseguirli all’estero cadendo spesso nella morsa della speculazione”.

Questo ultimo riferimento è ai costi altissimi che devono affrontare coloro che si abilitano e specializzano all’estero: per frequentare i corsi si va dai 3.500 euro agli 8.000 euro. A cui occorre aggiungere le spese per i viaggi, gli alloggi e i pasti nelle non poche occasioni in cui si devono recare all’estero per svolgere gli esami di profitto in presenza.

Di tutt’altro avviso è l’Anief, che ha caldeggiato la “causa” degli abilitati/specializzati all’estero: “la questione sarà affrontata a livello normativo”, scrive il sindacato di origine siciliana che parla anche di “clamoroso passo indietro del MIM sul destino di chi è in attesa di riconoscimento del titolo estero”.

Il sindacato riporta anche che l’amministrazione sta valutando “l’individuazione di un soggetto esterno al MIM che dovrà occuparsi delle procedure di comparazione per il riconoscimento della validità in Italia, con l’obiettivo di ridurre i tempi di conclusione dell’iter”. 

“Secondo quanto riferito dal Capo Dipartimento Carmela Palumbo – si legge ancora nella sintesi dell’Anief -, si ragiona sul possibile collocamento in coda degli abilitati all’estero in attesa di riconoscimento. Tale posizione sarà utile per la stipula dei contratti a tempo determinato ma non consentirà di poter avere accesso alla procedura di stabilizzazione”.

“Chi otterrà il riconoscimento del titolo potrà partecipare con priorità alla procedura di stabilizzazione dell’anno scolastico successivo”, conferma l’organizzazione sindacale autonoma,

Il presidente Anief, Marcello Pacifico, si è detto stupito nel sentire “parlare di inserimenti in coda come possibili soluzioni. Evidentemente qualcuno ha dimenticato che la Corte Costituzionale le ha già bocciate nel 2011”, ha spiegato Pacifico facendo così intravedere una nuova “saga” giudiziaria sul caso.

“Questa decisione – continua avrà il merito di lasciare tutti scontenti. Gli abilitati all’estero, che si vedranno costretti in coda ed esclusi dalla procedura di stabilizzazione, i docenti non specializzati perché saranno comunque scavalcati da chi attende il riconoscimento”.

Secondo il presidente dell’Anief si sta concretizzando “una finta soluzione, tanto più che non c’è alcuna soluzione agli altri temi decisivi per dare una risposta anche a tutti quei docenti che vogliono conseguire la specializzazione in Italia attivando almeno 50mila posti per il prossimo ciclo TFA” e non c’è “ancora nessuna novità sull’attivazione i corsi abilitanti, sul ripristino del doppio canale e sull’inserimento gli idonei nelle graduatorie di merito, indispensabili se vogliamo dare una risposta sistemica al problema del reclutamento”.