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Stipendi dirigenti e docenti, Cannatà (ds romano): “Il confronto non ha senso. Il problema è l’egualitarismo retributivo interno al comparto”

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Il tema degli stipendi del personale scolastico è sempre attuale.
Il nostro articolo di poche ore fa sta suscitando un vivace dibattito sui social.
Per approfondire l’argomento parliamo con il dirigente scolastico Fabio Cannatà, preside dell’Istituto superiore Giorgio Ambrosoli di Roma.

Preside Cannatà, torna alla ribalta in questi giorni la vecchia questione egli stipendi dei docent e dei dirigenti scolastici che, si dice, portano a casa a fine mese cifre di tutto rispetto e comunque ben superiori a quelle degli insegnanti. Lei come commenta?

Innanzitutto va detto che i dirigenti scolastici sono i dirigenti meno pagati del Paese o, come piace allo spirito dei tempi, della nazione.
Il confronto con le retribuzioni dei docenti fa sempre un po’ effetto, soprattutto per chi non lavora all’interno delle scuole; ci sono ancora coloro che in queste settimane, mentre vado al lavoro, mi dicono: “Ma perché vai a scuola? Che c’è da fare in estate?” A queste battute non è neppure il caso di replicare, chi sta a scuola sa benissimo come stanno le cose.

Recentemente sono stati siglati due contratti: l’integrativo dei dirigenti e quello economico e normativo del comparto.

Diciamo che il CCNI della dirigenza rende meno sperequata una importante voce retributiva dei ds (la retribuzione di posizione quota parte variabile) e più stabile la retribuzione complessiva, come aveva già previsto il lungimirante CCNL di area  del 2016-18. Al contrario il CCNL del comparto conferma l’anacronistico livellamento retributivo nell’ambito del personale scolastico. 

Cosa intende dire?

Voglio dire che per i dirigenti è prevista una differenziazione retributiva in base alla complessità della scuola affidata, benché basata su criteri in parte discutibili e sicuramente migliorabili; per i docenti –  invece – il tavolo negoziale ha previsto emolumenti di fatto indifferenziati, lasciando ancora al cosiddetto fondo di istituto il compito di retribuire simbolicamente quanto fatto di più (nella maggioranza dei casi) e meglio (nella minoranza) da un docente rispetto all’altro.

Insomma, secondo lei non ha senso confrontare gli stipendi dei docenti con quelli dei dirigenti…

Proprio così.
Il confronto, se proprio vogliamo farlo, facciamolo all’interno della singola categoria e chiediamoci: cui prodest che tutti i docenti ricevano la stessa retribuzione indipendentemente dal loro impegno e dalla qualità della loro prestazione? cui prodest buttare la palla in tribuna proponendo un improbabile confronto tra mele e pere?

Ecco, ce lo dica lei: a chi giova tutto questo?

Certamente non alla scuola reale, ma solamente a chi continua a sbandierate un demagogico e reazionario egualitarismo retributivo approfittando della buona fede di chi non sa che ad agosto a scuola si lavora e tanto.

Addirittura l’egualitarismo avrebbe un carattere reazionario?

In questa prospettiva sì. È chiaro che va rivendicato con forza il valore dell’eguaglianza sostanziale di tutti i cittadini, ma questo non implica ovviamente in alcun modo che tutti forniscano prestazioni lavorative di eguale qualità: in questo senso i docenti, come pure i dirigenti scolastici, non sono tutti uguali tra loro. Chi lavora meglio o opera in situazioni di particolare complessità raggiungendo obiettivi, va retribuito meglio e non mortificato da retribuzioni livellate ed identiche per tutti. Uno dei temi più urgenti della nostra scuola è, del resto, quello della valutazione non solo degli studenti, ma anche del personale, nessuna categoria esclusa. Questo nell’interesse prioritario dei nostri studenti.