Compiuti i 12 o 13 anni sembra proprio che l’autismo scompaia, si volatilizzi e allora stop alla erogazione di strutture e servizi ad hoc per pre-adolescenti o adolescenti con autismo.
A denunciarlo la mamma di un bambino autistico che all’Adnkronos dichiara: “Non c’è spazio per gli adolescenti autistici: dopo i 12-13 anni, questi bambini sono considerati troppo grandi per frequentare, ad esempio, centri estivi integrati, o servizi riabilitativi che nella maggior parte dei casi sono pensati per bimbi molto più piccoli. Per loro molto spesso resta solo la scuola, e dopo le medie il nulla o quasi”.
“A Roma questo spesso accade dopo i 12 anni, e oltretutto se parliamo di bambini con una diagnosi risalente a 10 anni fa, molto spesso è ‘esaurito’ anche il periodo dei congedi estivi parentali ai sensi della legge 104”. Mancano strutture ad hoc per adolescenti autistici, “e anche operatori specializzati. Certo, esistono i centri diurni dell’Anffas per persone con disabilità, ma non sono specifici per l’autismo”. Così molti genitori con figli adolescenti si spostano in regioni vicine.
Se per i bimbi più piccoli negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti, dal punto di vista dei servizi, “per gli adolescenti e i giovani adulti le cose stanno diversamente. Così abbiamo ragazzi di 20 anni ancora a scuola, e dal punto di vista dei servizi un grande vuoto”.
Ma già a 12, 13, 14 anni questi ragazzini ‘smettono di esistere’ per i servizi extra-scolastici. Non certo per i genitori, però, che anche per questo motivo guardano al futuro con grande preoccupazione. E se gli specialisti sottolineano da più parti l’importanza di un’inclusione reale, non limitata alla scuola ma in tutti i contesti di vita, da quello ludico ricreativo a quello sportivo, per i genitori con figli adolescenti la strada è tutta in salita. “E a fare la differenza, a volte, è il posto in cui ti trovi a vivere”.
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