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Studente muore mentre fa educazione fisica: urge la presenza del defibrillatore a scuola

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Uno studente di 14 anni ha perso la vita mentre faceva attività motoria in un istituto tecnico superiore di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso.

Inutile la corsa in ospedale

Durante la lezione di ginnastica all’aperto, riferisce l’Ansa, l’adolescente ha accusato un malore e si è accasciato a terra.

Il ragazzino era studente del primo anno di un istituto tecnico del luogo ed è stato colto dal malore mentre stava facendo attività di riscaldamento, nell’ora di educazione fisica.

I soccorsi sono stati istantanei da parte degli insegnanti e dai sanitari del Suem 118 che hanno tentato di rianimarlo sul campo.

Quindi, il giovane, trasportato in autoambulanza, è stato portato in ospedale mentre continuavano le manovre di rianimazione, ma il ragazzino vi è giunto morto: il primo referto parla di arresto cardiaco.

Quasi 100 giovani l’anno

Ogni anno in Italia perdono la vita, mentre fanno attività sportiva, tra i 50 e i 100 giovani, soprattutto tra i calciatori e ciclisti.

Anche se non è possibile conoscere le motivazioni del malore del ragazzo di Castelfranco Veneto, è bene sapere che dal 2013 è stato resa obbligatoria per legge la presenza di un defibrillatore a tutte le società dilettantische e professionistiche: si tratta dell’apparecchio salvavita da utilizzare in caso di attacchi cardiaci.

Nelle scuole, però, i defibrillatori non sono sempre presenti: si trovano solo laddove l’istituto provvede in autonomia ad acquistarlo, vi siano delle donazioni oppure si fornisca l’istituto attraverso dei progetti.

Come quello, recente, con il quale il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute Riccardo Riccardi vorrebbe portare un defibrillatore in ogni scuola del Friuli Venezia Giulia.

Il ddl fermo alla Camera

In Parlamento, c’è un progetto di legge che vorrebbe il defibrillatore in tutte le scuole italiane: la loro presenza obbligatoria negli istituti, dipenderà dall’esito di un ddl fermo alla Camera.

Il progetto che, se approvato, andrebbe ad incrementare i passi in avanti già compiuti, sul fronte della prevenzione cardiologica, con l’insegnamento del Primo Soccorso nella Scuola Italiana, introdotto con la legge approvata nel 2015 che prevede l’insegnamento delle tecniche salvavita a 500 mila alunni l’anno.

Ultim’ora: il ragazzo soffriva di epilessia

Nel corso della giornata, si sono aggiunti particolari sul giovane 14enne che ha perso la vita mentre faceva ginnastica a scuola.

Lo studente, scrive ancora l’Ansa, faceva parte di una famiglia straniera  ed era già stato assistito dalle strutture sanitarie locali, per patologie collegate ad una forma di epilessia.

Sembra, però, che non era prevista alcuna prescrizione medica per precludere l’attività fisica e condurre stili di vita particolari.

Il ragazzo sarebbe deceduto sul posto ma è stato ugualmente deciso il suo trasporto all’ospedale, al fine di evitare una permanenza prolungata sul posto, in attesa del magistrato e del nulla osta alla rimozione del corpo, e di attenuare il più possibile l’impatto emotivo sui suoi compagni che frequentano l’istituto.

Il pubblico ministero di turno, dopo essersi recato nella sede ospedaliera, si è riservato di disporre l’autopsia.

L’esperto di epilessia: bisogna formare gli insegnanti

È necessario che si conosca questa patologia e si sappia cosa fare in caso di urgenze, di crisi in atto”, ha detto alle agenzie il professor Oriano Mecarelli, presidente della Lice, la Lega italiana contro l’epilessia.

“Stiamo facendo una campagna educativa nella scuola – ha aggiunto Mecarelli – in tutta Italia attraverso una piattaforma digitale che raggiunge un notevolissimo numero di insegnanti. È partita da poco, dall’inizio dell’anno scolastico. La campagna è dedicata proprio a una fascia quasi adolescenziale, tra gli 8 e i 12 anni, più precisamente alle insegnanti di ragazzi di quella età. Questo perché se è vero che l’educazione inizia da piccoli, non è possibile farla da soli. Bisogna formare gli insegnanti in modo che più sappiano spiegare il problema ai bambini e loro sappiano cosa fare”.