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Studentessa con patologie viene rifiutata da alcune scuole, ma riesce a diplomarsi al Rossellini. I genitori inviano una lettera di ringraziamento

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Questa è la storia di una studentessa, della quale non diremo il nome per mantenere l’anonimato, del liceo artistico multimediale Rossellini di Roma. La ragazza dopo una serie di ricoveri e un percorso scolastico interrotto, ha dovuto cambiare scuola. I genitori, sempre con lei, hanno provato a cercare un istituto adeguato, ma hanno avuto sbattuto le porte in faccia. In particolare, raccontano di come una vicepreside evidentemente contrariata dalla sua patologia ha detto che la scuola “non è per tutti” e ha consigliato alla famiglia di scegliere percorsi alternativi più adatti a “persone come lei”.

Ma quando tutto sembra perduto, ecco che arriva quasi per caso la scuola che l’ha aiutata ad attraverso un momento difficile. La Tecnica della Scuola ha raccolto il parare dei genitori, Fabio e Mara che hanno voluto sottolineare come quel tanto criticato patto educativo tra scuola e famiglia sia stato indispensabile per loro: “Nel nostro caso il patto educativo ha funzionato alla perfezione. Mia figlia aveva sempre frequentato scuole del primo municipio, il Rossellini ha tutt’altra utenza, certamente non facile, e lì abbiamo visto con i nostri occhi quanto lavoro viene fatto”.

La studentessa, diplomata quest’anno, adesso ha deciso di intraprendere l’università, il DAMS di Roma Tre e continuare a costruire il suo futuro.

Riportiamo di seguito la lettera di ringraziamento che i genitori della neo diplomata hanno voluto dedicare a tutto il personale della scuola.

L’arrivo al Rossellini ci ha aperto un mondo e ha aperto nostra figlia al mondo. Non avevamo idea che potesse esistere questo livello di attenzione, di pensiero quotidiano su come modulare l’attività didattica, l’inserimento fra i pari, la sinergia con chi si occupa della terapia medica, il dialogo e anche il supporto alla famiglia. Ridare fiducia, accogliere, contenere, far riscoprire il piacere di studiare, facilitare la socializzazione, sdrammatizzare le crisi senza mai trattarle con superficialità, mille miliardi di cose per noi impensabili sono state fatte ogni giorno, tutti i giorni.

Non siamo insegnanti e non abbiamo il vocabolario adatto a descrivere il lavoro enorme che è stato fatto dai docenti, dal gruppo di sostegno, dalla preside e dal vicepreside, da tutto il personale. Questa scuola per tre interi anni scolastici ha ricordato e insegnato anche a noi genitori la funzione importantissima che la scuola pubblica ancora riesce a svolgere per l’intera vita futura di una persona giovane e della società in cui vivrà nonostante decenni di disattenzione, svalutazione, svuotamento di risorse e di significato da parte dei governi che si sono succeduti.

Nel salutare con affetto sincero i meravigliosi docenti, il magnifico gruppo di sostegno, il vicepreside e la dirigente scolastica la cui porta è, letteralmente, sempre aperta e che hanno fatto dell’inclusione il loro pallino, vogliamo testimoniare quanto sia preziosa la scuola pubblica e il lavoro che in essa si svolge. È a scuola che la Repubblica comincia a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”